RICORDI DI UN MONDIALE

23 giugno 2009

IL MIO MONDIALE!






Avevo proprio voglia di buttare giù "due righe" per raccontare quello che è stato il mio mondiale dei 100 km a Torhout in Belgio, lo scorso 19 giugno.
Vorrei però prendere questo racconto un po' alla larga, descrivendo cioè, quella che è stata in sintesi la mia preparazione.
Preparazione alquanto problematica a causa di fastidiosi e lunghi infortuni che mi hanno colpito dalla fine di gennaio in poi.
L'ultima settimana di gennaio ho avuto un forte risentimento all'attaccatura del tendine comune degli ischiocrurali che avevo già lesionato due anni fa; dove c'è la piccola calcificazione che si è formata, spesso, soprattutto quando fa molto freddo e umido, il dolore diventa piuttosto forte, tanto da impedirmi di allenarmi.
Recuperato quell'infortunio dopo una settimana di completo stop, mi sono rituffato negli allenamenti; le prime gare che avevo in programma in questa stagione (Strasimeno e maratona di Treviso) erano alle porte ed io volevo esserci ed essere anche competitivo.
Come spesso mi capita ho accelerato troppo i tempi di recupero iniziando subito a fare parecchi chilometri.
Risultato? Dopo 4 settimane, alla vigilia della Strasimeno, dopo aver corso una media 170-180 km mi sono "rotto" di nuovo e questa volta in modo decisamente più serio.
Tendinite all'Achilleo dx, diceva l'ecografia; addio Strasimeno e addio Treviso.
Per quell'infortunio sono stato fermo quasi un mese e mezzo riprendendo ad allenarmi solo poco prima di Pasqua.
E' stato un periodo bruttissimo, soprattutto i primi giorni, ero incavolato nero e anche un po' depresso.
Pensavo al mondiale di giugno, al fatto che non ci sarei arrivato pronto o che non ci sarei arrivato affatto.
Mi vergognavo di sentirmi così giù! In fondo avevo solo una tendinite che con il riposo sarebbe prima o poi passata: "Le vere sofferenze sono altre!", mi ripetevo, ma il mio umore non migliorava di certo.
Poi qualcosa nella mia testa è scattato; ho iniziato a non pensare più all'infortunio, al mondiale e alle gare ma solo a come fare per guarire il più velocemente possibile e a farmi trovare in buona condizione nel momento in cui avessi potuto riprendere a correre.
Ho iniziato quindi tutta una serie di terapie con tecar, laser, osteopata, argilla, arnica omeopatica, ghiaccio....
Tutto il poco tempo libero che avevo lo passavo a curarmi meglio che potevo (vi lascio immaginare quanto ho speso!).
Mi sono allenato tutti i giorni per 3 ore con bici da spinning, nuoto, pesi, stretching e lavori propriocettivi per rinforzare le caviglie.
Iniziavo a sentirmi meglio soprattutto mentalmente e ogni tanto ci buttavo dentro anche un po' di tapis roulant (per non più di 10') per testare il tendine che mi faceva male.
Nella seconda settimana di aprile sono riuscito finalmente a fare i primi chilometri su strada senza avvertire dolore.
Per una settimana ho corso poco (8-10 km al giorno) a ritmi molto blandi (4'15"-4'20" al km) ma senza avvertire dolore, sembrava che la cosa si stesse definitivamente risolvendo.
Onestamente in quel periodo avevo cambiato completamente i miei programmi agonistici.
Avevo deciso di rinunciare al mondiale perchè non avevo il tempo materiale per prepararlo come meritava di essere preparato, e di questo ne avevo già parlato con i tecnici della IUTA, ai quali avevo però anche detto che, se non portavo via il posto a qualcuno, sarei andato comunque in Belgio, come riserva per correre 40-50 km e aiutare, facendo da lepre, i miei compagni di nazionale.
Abbiamo poi deciso di attendere qualche settimana per vedere come fossero ripartiti i miei allenamenti.
Allenamenti che sono iniziati per me in modo inaspettato: facevo si fatica, i ritmi non erano ovviamente eccezionali, le frequenze cardiache erano alte ma..... molto, molto meglio di quello che mi aspettassi.
Ogni giorno che passava mi sentivo sempre meglio, i ritmi diventavano sempre più brillanti e la fatica diminuiva.
Il 01 maggio ho corso la mia prima gara della stagione: "l'Ora di Martellago", organizzata dal mio gruppo podistico il Brema Running Team.
Ho corso quell'ora a 3'31,5" di media arrivando secondo a pari merito con il mio compagno di club Ferruccio.
Quella gara è stata la svolta che mi ha dato fiducia; due giorni dopo ho affrontato il primo lungo da 60 km corso a 4'07" di media, finendo distrutto ma consapevole che forse, poter sperare di partire per il mondiale con la speranza di poterlo anche finire, non era più un'utopia.
Da lì sono seguiti altri lunghissimi: 2 da 40 km (di cui uno corso da mezzanotte alle 02:40), 2 da 60 km (l'ultimo corso dalle 19:30 alle 23:30), due maratone (Sommacampagna e Jesolo) e tanti altri lavori che mi hanno portato a correre una media di 175 km a settimana con un paio di punte a 200 km.
Iniziavo anche a pensare che, oltre a finirlo, forse, potevo addirittura scendere sotto le 07 ore e dare un valido contributo anche per la classifica a squadre.
La riprova che la condizione era buona l'ho avuta una settimana prima del mondiale, quando ho corso una gara di 10 km "abbondanti" a Mestre ad una media di 3'15" al km (da Garmin...).
Non ci volevo credere! Mai avevo corso a quei ritmi per più di un paio di km; forse, ho pensato, era la testimonianza che stavo davvero bene.
Fin qui il prima del mondiale; ci tenevo a raccontarlo perchè è stato un avvicinamento "tribolato" che lo ha comunque segnato, sia nel bene che nel male.
I due giorni precedenti la gara sono stati stupendi.
Lo stare insieme ai miei compagni di nazionali, alle persone che ci hanno accompagnato, ai tecnici e dirigenti, è stata un'esperienza umana incredibile.
In stanza eravamo in 5 (io, Andrea Rigo, Francesco Caroni, Pio Malfatti e Silvio Bertone); eravamo praticamente uno sopra l'altro in spazi ridotti ma nessuno si lamentava, anzi! Ci bastava essere lì, insieme, a raccontare delle nostre sensazioni ed emozioni, a farci coraggio e a consigliarci.
Avevo una sensazione strana: ero tranquillissimo! Non mi era mai capitato di essere così sereno prima di un mondiale; dormivo in continuazione, stavo bene, nessun fastidio, nessuna agitazione.
Ho cercato di analizzare il perchè di questa cosa: probabilmente il fatto di essere un miracolato ad essere lì mi aveva portato ad accettare qualsiasi cosa avessi raccolto durante la gara, anche un tempo alto; l'unica cosa che rifiutavo era un nuovo ritiro ma sapevo anche che, tutto quello che potevo fare nei due mesi in cui mi ero allenato, lo avevo fatto e molto bene.
Per una volta non avevo aspettative, avevo solo un quadro tattico chiaro: partire a 4' al km e tenere quel ritmo almeno per 60 km, se poi avessi corso gli ultimi 40 km a 4'30", avrei comunque finito in meno di 7 ore.
La mia serenità era data anche da altri fattori, ma questi sono troppo intimi per essere raccontati.
Alle 20.00 di venerdì 19 giugno, in un casino incredibile, siamo partiti per questa nuova avventura.
Il primo km, l'ho un po' "sgasato" (come dice Armuzzi): 3'43"!
Ho corso dietro a Calcaterra per capire a che ritmo intendeva impostare la corsa e l'ho capito subito: troppo veloce per me!
C'è chi ha sgasato ancora di più: il coniatore di questo termine, Antonio Armuzzi che, se noi abbiamo corso il primo mille a 3'43", lui l'ha corso di certo vicino ai 3'20" dato che già facevo fatica a vederlo.
Poco dopo mi raggiunge Francesco Caroni insieme ad altri 4 o 5 atleti, tra cui lo scedese Buud che poi arriverà secondo.
Dopo 3 km in testa c'è Armuzzi, seguito da Oralek (il vincitore della 50 km di Romagna dello scorso anno), un gruppettino con Calcaterra, i due giapponesi, lo spagnolo Jimenez (3° al mondiale di Tarquinia), un brasiliano, un polacco, un canadese e, poche decine di metri dietro, io e Francesco con lo svedese.
Vediamo che davanti rallentano e pensiamo di allungare un po' per ricongiungerci a Giorgio soprattutto perchè, così facendo, avremmo corso più riparati dal vento che in quel momento soffiava piuttoso forte.
Corriamo quel chilometro a 3'50" e ci accodiamo; è una corsa un po' nervosa, si prosegue a strappi, lo spagnolo e i due giapponesi sono i più "intraprendenti" ma anche Giorgio ogni tanto aumenta; io e Francesco siamo sempre nella pancia del gruppetto e subiamo un po' le accelerazioni.
Giorgio mi dice che non sta tanto bene, che ha problemi di stomaco e che avrebbe bisogno di fermarsi per .....are!
Dopo circa 10 km c'è un'accelerazione di Giorgio che rompe il gruppetto, io e Francesco rimaniamo dietro insieme allo svedese e ci assestiamo ad un ritmo di 3'56"-3'57" al km.
Davanti il ritmo cala di nuovo, li abbiamo sempre lì a 70-80 metri.
Lo svedese sta sempre in scia e non da un cambio, io sento la necessità di fermarmi per fare pipì.
Mi ricordo della necessità che aveva anche Giorgio, decido di allungare sia per guadagnare quei secondi che avrei perso fermandomi, che per raggiungere il gruppetto di Calcaterra.
Avviso Francesco di non seguirmi perchè poi mi sarei fermato dopo un chilometro.
Accelero, corro quel chilometro a 3'42", raggiungo quelli davanti e dico a Giorgio: "Appena trovo un posto dove non c'è gente mi fermo per fare pipì, se hai ancora bisogno di fermarti fallo anche tu che poi rientriamo insieme!"
Lui è d'accordo e dopo aver allungato ancora un po' ci fermiamo dietro ad una muretta; lì non c'era nessuno, c'era solo una troupe televisiva che ha ripreso la scena con noi a pantaloncini abbassati a liberare stomaco e vescica.
Che vergogna!
Fatto quello che dovevamo fare, ci raggiunge anche Francesco insieme al solito svedese; quelli davanti ci hanno preso subito 100 metri.
Iniziamo l'inseguimento e per un paio di chilometri rimaniamo insieme, poi Giorgio ha nuovamente allungato dato che il ritmo che stavamo tenendo (3'55" al km) era troppo stretto per lui.
In poche centinaia di metri raggiunge il gruppo davanti dove intanto era scoppiata la bagarre quando hanno visto Calcaterra fermo.
Io rimango con Caroni e Buud.
Purtroppo Francesco, anche lui alle prese con problemi di stomaco ha dovuto mollare il ritmo e mi ritrovo da solo con lo svedese che inizia invece a incrementare.
Dopo poco più di 20 km mi ritrovo solo! E lì penso sia iniziata la mia vera corsa.
Non avevo paura di correre solo dato che corro sempre da solo in allenamento.
La mia concentrazione era posta sul correre a 4'00" al km senza fare fatica, nel modo più sciolto possibile.
E così ho fatto! Stavo bene, ero sereno, le gambe giravano, vedevo sempre in lontananza sia lo svedese, sia il polacco che lo spagnolo.
Verso il 35° km supero il polacco fermo per un pit stop, in quel momento ero 9°, avevo davanti Armuzzi, Oralek, i due giapponesi, il brasiliano, Calcaterra, Jimenez e Buud.
Pensavo alla classifica a squadre; se Armuzzi e Calcaterra tenevano fino alla fine, l'oro mondiale era assicurato sempre che io fossi arrivato alla fine in quella posizione.
Arriva il passaggio alla maratona: 02h48'02"!
Perfetto! Il tempo che speravo! Anche se, ad essere sincero, c'era qualcosa che non mi quadrava dato che il Garmin mi dava ogni 5000 metri segnati dall'organizzazione, 60-70 metri in più.
Alla fine il GPS ha segnato la gara lunga 101 km e 130 metri (e non solo a me ma a tutti quelli che avevano il satellitare).
Verso il 45° km, trovo fermo a "scaricare" anche lo spagnolo Jimenez.
Ora sono 8°, passo al 50° km in 03h19'30" ed intanto inizia ad essere buio pesto.
Il percorso non è perfettamente illuminato, soprattutto in aperta campagna.
Correre al buio non mi piace più di tanto, non ci sono abituato dato che mi alleno sempre verso l'ora di pranzo, non ho la percezione del ritmo, mi sembra di andare forte ed invece vado piano.
In quel momento pensavo solo ad arrivare al 60° km in 4 ore spaccate per poi iniziare un'altra gara, quella più mentale, quella dove vai avanti soprattutto con la forza della testa, quella dove sei disposto a sopportare anche i dolori alle gambe più forti ed i primi accenni di crampi.
Già! I crampi, avevo un terrore pazzesco che mi si ripresentassero, non avevo mai finito una 100 km senza soffrirne; mi avevano sempre condizionato in negativo anche quando le cose erano andate bene.
Al momento non ne soffrivo, mi ascoltavo in continuazione, cercavo di percepire ogni segnale che il corpo mi inviava.
Erano ancora segnali positivi.
Ad un certo punto vedo una maglia italiana poco davanti a me: è Giorgio.
Lo raggiungo velocemente, è in forte difficoltà, si trascina, gli chiedo se ce la fa ad accodarsi a me per proseguire insieme, non mi risponde o per lo meno non capisco la sua risposta, facciamo 100 metri insieme e poi desiste.
"Speriamo riesca ad arrivare alla fine, è ancora lunga per iniziare a soffrire così!".
Questo è stato il mio primo pensiero, poi rifletto sul fatto che forse stava pagnado il Passatore o che i problemi intestinali che aveva, lo avevano svuotato di energie.
A quel punto sono 7° anche se, poco dopo, al ristoro dove c'era Andrea Rigo mi dicono che sono 5°.
Quinto? Come faccio ad essere 5°? Me ne sono persi due per strada? In effetti uno lo avevo perso per strada, Armuzzi! L'ho superato e non me ne sono nemmeno accorto.
Antonio poi si fermerà per una contrattura al gluteo.
L'altro, che io contavo ma che lo staff azzurro non considerava, era il brasiliano che era iscritto alla gara open e non faceva quindi classifica (salterà per aria anche lui poco più avanti).
Dopo 5 km supero anche Oralek in forte difficoltà, ora sono 4° e sono sul podio europeo (sarei stato argento).
Il passaggio al 60° km è di 03h59'48": ottimo!
Esattamente come volevo, arrivare a quel punto della gara in quelle condizioni, con quel tempo anche se non mi immaginavo così avanti in classifica.
Pensavo di diminuire la velocità ed invece il Garmin mi segnava ancora 3'58", 4'00", 4'02", 3'59", stavo continuando sul ritmo di prima.
I chilometri passavano velocemente, la fatica però cresceva, le gambe si indurivano.
La vera energia la trovavo nei punti di ristoro dove c'era lo staff azzurro; in due di questi ho visto fermi Francesco, Pio e Diego e la cosa mi è dispiaciuta tantissimo.
Nel punto di ristoro più lontano dal traguardo c'era un grandissimo che mi dava tutti i distacchi, che mi correva dietro fin dove poteva e mi incoraggiava: Mario Ardemagni, uno che il mondiale l'ha vinto nel 2004 con un tempo fantascientifico (06h18').
Nei ristori mi avvisavano che anche Monica stava andando bene nonostante l'infortunio che le era occorso la settimana prima del mondiale.
Anche doppiare le mie compagne di nazionale mi dava energia perchè ad ogni sorpasso seguiva un saluto ed un "Forza Marco, dai...".
Al 74° km, al ristoro dove i nostri erano in maggior numero, Andrea Rigo (un grazie sincero anche a lui) mi dice:"Marco, guarda che vinci, davanti stanno mollando, sei a 1'20" dal primo, hai recuperato 20 secondi!".
Mi carico, incomincio a crederci, vedo da distante i lampeggianti delle staffette che seguono i primi; provo a spingere ma mi dico che non devo esagerare, che mancano ancora 25 km, che i crampi sono lì in agguato e che, se mai, devono essere loro a cedere più che io ad incrementare, perchè sennò avrei potuto pagarla cara.
Fatto stà che davanti non hanno ceduto a parte uno dei due giapponesi (quello sulla carta più forte), che supero subito dopo aver passato la linea che delimitava l'ultimo giro.
All'83 km mi ritrovo 3° al mondiale e 2° all'europeo.
Il ritmo sta un po' calando, corro più verso i 4'10" che non verso i 4'00" ma penso che a quel punto della gara è comunque un bell'andare anche perchè, pur correndo su quei ritmi il tempo finale sarebbe stato decisamente buono, anche sotto il mio personale.
Mi tolgo dalla testa di riprendere quelli davanti, non hanno cenni di flessione ed il mio distacco da loro, anche se di poco aumenta.
Mi accontento! Devo solo resistere alla stanchezza e controllare fatica e piccolissimi, impercettibili accenni di crampi.
Passo il ristoro di Ardemagni all'89° km, quelli davanti li ho a 2'30", mi dicono che Giorgio sta correndo bene ed è a 5' da me.
"Non devo mollare!" mi dico. Dovrei anche fermarmi a fare pipì ma me la tengo stretta per la paura di perdere troppi secondi.
Se corro a 4'10"-4'15" al km, per recuperarmi 5' Calcaterra deve andare a 3'40"-3'45"; onestamente non pensavo fosse possibile anche se da lui c'è da aspettarsi di tutto.
Passo al ristoro di Rigo al 93° km, gli faccio cenno che le gambe ora sono belle rigide e che non posso permettermi di correre più velocemente di 4'10" al km.
Passo il 95° km, oramai ci siamo, penso che salirò sul podio al mondiale e che sto correndo abbondantemente sotto le 06h50'.
Mentre facevo questi pensieri, un treno mi travolge, un treno di nome Calcaterra.
Al 96° km sento un rumore di passi che da dietro si avvicinavano ad una velocità impressionante:"Sarà un tifoso che vorrà incoraggiarmi!" penso ingenuamente.
Non faccio nemmeno in tempo a girarmi che mi vedo SFRECCIARE davanti Calcaterra ad una velocità impressionante, sembrava una MOTO.
Io correvo all'incirca tra i 4'10"-4'12" al km che, al 96° km di una 100 km, è un bell'andare ma davanti a lui ero praticamente fermo.
Spaventoso! A spanne era tranquillamente sotto i 3'30" ed anche di un bel po'!
E' stata una mazzata pazzesca! Mi sono visto sfilare via il bronzo e lì per lì ci sono rimasto decisamente male!
Poi ho iniziato a ragionare che era meglio che a superarmi fosse un italiano piuttosto che un russo e che comunque a battermi era il campione del mondo in carica, quello che, senza problemi intestinali, avrebbe vinto il mondiale con una gamba sola, che mettere il mio nome in classifica subito dietro a quello di Giorgio era comunque un onore, che grazie a quella rimonta avremmo potuto giocarci qualcosa di grosso nella classifica a squadre e che comunque sul podio ci andavo lo stesso anche se "solo" come bronzo al campionato europeo.
Vedendolo correre così forte ho anche pensato che potesse persino vincere e riprendere quelli davanti.
Abbandonati i pensieri negativi, mi sono concentrato solo sulla mia corsa e sugli ultimi chilometri che mancavano; al ristoro del 98° km Andrea mi dice che comunque avevo fatto una cosa eccezionale e che ormai era fatta.
Si! A quel punto nessuno poteva più superarmi ed il tempo finale era vicino alle 06h45'.
Non spingo più anche perchè le gambe mi facevano piuttosto male, volevo godermi l'ultimo km e l'ingresso nella piazza strapiena di gente mezza ubriaca.
Ho visto l'arrivo, il cronometro che segnava 06h45'35", 36", 37", e per un attimo ho visto Tarquinia, ho visto i miei genitori che erano rimasti a casa, tutte le persone che ci hanno seguito in Belgio e che sono state eccezionali nei ristori per non farci mancare niente e a sostenerci, e ho visto anche un'altra persona che è stata per me fondamentale perchè ottenessi quel risultato
Ho lavorato di fantasia per gli ultimi 50 metri.... I più belli della mia carriera podistica.
Passata la linea ho iniziato a capire cosa davvero avevo fatto! Forse tutt'oggi non me rendo ancora conto completamente.
Penso a come, 5 anni fa, mi sono avvicinato per caso alle 100 km, a come, fino al 2004, avessi più giocato a tennis che corso a piedi e a come la maglia azzura fosse per me una specie di utopia.
Quando l'ho raggiunta per me è stato fantastico, il massimo che potessi ottenere.
E poi...... E poi mi ritrovo quarto al mondo e bronzo europeo con un tempo che faccio ancora fatica a credere: 06h45'38"! Inimmaginabile!
Ed infine la cosa che più sognavo: salire sul podio più alto e sentire l'inno di Mameli (abbiamo vinto il titolo europeo a squadre, secondi al mondiale).
Anche a Tarquinia era successo ma non certo per merito mio ma dei miei fantastici compagni di squadra.
Quell'inno cantato l'ho sentito finalmente anche mio, meritato ed è stata un'emozione che non si può spiegare ma solo vivere.
Di quest'avventura mi rimane un bellissimo ricordo e tanta, tanta nostalgia per 5 giorni fantastici condivisi con persone uniche.
Mi rimane anche la voglia di riprovarci l'anno prossimo con la speranza di rivivere le stesse emozioni e soddisfazioni provate quest'anno.
E mi rimane questo racconto, questo viaggio, che ogni tanto mi rileggerò; in fondo questo è un diario e i diari servono proprio a questo, a ricordare e ad emozionarsi ancora.

SPIEGO LA MIA ASSENZA!

E' passata una vita da quando ho scritto l'ultimo post nel mio blog.
Mi sono "eclissato" per tutta una serie di motivi che ho ritenuto, e ritengo tutt'ora, più che validi.
Primo fra tutti, l'idea crescente che, una comunicazione fatta in modo virtuale e verso persone che non conosci e che non ti conoscono, sia quanto mai problematica e portatrice di incomprensioni e tensioni inutili.
Negli ultimi mesi è scoppiata la mania di facebook, dei social network, delle chat..... in pratica ci si conosce, si fa amicizia, qualcuno addirittura si "fidanza" senza sapere chi hai dall'altra parte della tastiera.
Onestamente trovo questa cosa estremamente "strana" e lontana dal mio modo di pensare un po' all'antica.
Quando ho aperto il mio blog, l'ho fatto per avere una memoria storica dei miei pensieri e delle mie gare, una specie di diario personale; sapevo che sarebbe stato leggibile anche da altri e questo non mi dispiaceva.
Lo scambio di commenti e saluti era una cosa che inizialmente mi divertiva, ma che in seguito mi ha creato qualche fastidio soprattutto perchè alcuni si sono permessi di esprimere giudizi senza alcuna conoscenza diretta delle cose che raccontavo e soprattutto senza conoscere me direttamente.
Questo non è avvenuto solo nel mio blog ma anche in siti molto più frequentati (podisti.org, podistidoc.it,....) dove si scrivono cose, o meglio, cattiverie, senza una documentazione precisa, senza essere stati presenti all'evento in questione, senza conoscere le persone di cui si parla.
Si scrive solo per "deduzione", perchè si vuole apparire "bravi e competenti" quando non lo si è, per fare screditare persone che non stanno troppo simpatiche o per fare i propri interessi.
Si leggono cronache di gare fatte basandosi sui passaggi segnalati su internet, senza essere sul posto, senza chiamare al telefono chi sul posto c'era, senza chiamare chi ha corso, in pratica senza una documentazione precisa di come sono andate le cose in realtà, prima, durante e dopo la gara.
E quello che queste persone scrivono è Vangelo per chi legge.... e giù a commentare!
Commentare cosa? Una realtà artificiale inventata di sana pianta per far apparire le cose diverse da come sono per motivi strettamente personali.
Assurdo!
E' stata quella la molla che mi ha spinto a non scrivere più nulla e a sparire!
Meglio pensare solo a correre e ad allenarmi, a vivere interiormente le mie emozioni e le mie cose senza renderle pubbliche se non a quelle persone che mi vogliono realmente bene.
Ovviamente non c'è solo del negativo nel comunicare "on-line", sennò avrei già chiuso il blog; da qui in poi cercherò di "estrapolare" solo le cose positive di questo mezzo di comunicazione come ad esempio la possibilità di raccontare attraverso le mie esperienze come vivo la corsa e l'ultramaratona in particolare, nella speranza di far crescere sempre di più il nostro sport.
Forse, nei prossimi giorni, racconterò qualcosa del mondiale che ho corso venerdì notte in Belgio; sto ancora ordinando le idee e vivendo interiormente le fortissime emozioni che ho vissuto durante la preparazione all'evento, durante i giorni antecedenti la gara con i miei compagni di nazionale, durante la gara, nei giorni successivi e che sto assaporando anche ora.

7 febbraio 2009

GRAZIE

Mi ero ripromesso di dedicare in settimana un paio d'ore al mio blog, ma queste 2 ore faccio fatica a trovarle.
Probabilmente non avrei scritto nulla nemmeno oggi se non avessi trovato nel mio ultimo post, un commento del tutto inaspettato.....quello di Orlando Pizzolato.
Beh! Che dire? Semplicemente che mi ha fatto un estremo piacere!
Avevo già scritto che, nel seminario tecnico, organizzato dalla Iuta, lo scorso fine settimana, avevo avuto modo di parlarci e che mi era sembrato estremamente positivo nei confronti del nostro ambiente e dell'attività di noi ultramaratoneti.
Già la sua semplice presenza aveva un significato importante, ma è stato soprattutto l'impegno che ha promesso di portare avanti per il prossimo futuro, che ha mi ha dato notevole fiducia.
So benissimo che non sarà facile trovare gli spazi per la nostra disciplina.
Del resto, pochissimi sanno che esistono gare che vanno al di là della maratona.
Quando semplici conoscenti mi chiedono che gare corro e gli inizio a parlare della 100 km, mi sgranano gli occhi e mi chiedono:"Ma allora corri in bici??", "No a piedi!", "Ma tu sei tutto matto!" mi rispondono.
E' per questo che me la sono un po' presa con Correre.
Se non aiutano loro a far conoscere il nostro sport allora non c'è speranza.
Ed il mondiale di Tarquinia era un'ottima occasione per parlare di noi e dell'ultramaratona.
Sono sicuro che, con l'impegno che Orlando Pizzolato ha promesso di portare avanti per darci un po' più di spazio e di visibilità, si potrà crescere ancora, sia come praticanti che come qualità di risultati.
Ringrazio quindi pubblicamente Orlando Pizzolato per le sue parole e per il suo intervento di domenica scorsa, ma soprattutto per quello che saprà fare per l'ultramaratona.
Ovviamente ringrazio tutti coloro che hanno commentato il mio post.
Piano piano (molto piano....) sto riprendendo a correre su ritmi decenti per essere di nuovo competitivo dalla maratona in su.....
Ci vorranno ancora un po' di settimane di allenamenti impegnativi ma, per giugno, quando ci saranno i prossimi mondiali sui 100 km in Belgio, sono sicuro di poter fare una bella figura.....magari con un reporter di "Correre" che segue la nostra trasferta.

3 febbraio 2009

ERO SPARITO!

Sono quasi 20 giorni che non scrivo nulla!
Ne avrei parecchie di cose da raccontare: dal procedere dei miei allenamenti, al seminario di domenica scorsa a Schio organizzato dalla Iuta, dalla risposta di Orlando Pizzolato in persona alle critiche da me scritte in questo blog in merito a come "Correre" ha trattato l'ultima edizione dei campionati del mondo sui 100 km a Tarquinia, all'aver conosciuto personalmente Gelindo Bordin e Francesco Panetta in una conferenza organizzata dal mio gruppo podisitco......insomma, ci sarebbe tanta carne al fuoco.
A parte la mancanza cronica di tempo, ora in palestra sono arrivati i "gennarini" (quelli che vogliono in tre mesi perdere 20 kg di peso per l'estate e fare un fisico alla Rosolino...), per una volta ho voluto metabolizzare bene nella mia testa tutto ciò che mi è capitato in queste quasi 3 settimane prima di metterlo "su carta".
Ed ho metabolizzato bene....credo! mi ci vorrebbero però diverse ore per scrivere tutto e purtroppo tra 10' devo tornare al lavoro.
Mi riprometto in settimana di dedicarmi un paio d'ore al mio blog per aggiornare questa personalissima "memoria storica" della mia vita sportiva e non.
Anticipo solo che, nonostante un infortunio che ho subito per una mia "sufficienza e negligenza" e che mi ha bloccato per qualche giorno (ora ho ripreso.....non sto ancora benissimo ma ho ripreso), sono molto sereno e tranquillo cosa che, in passato, nella stessa situazione non sarebbe successa, mettendomi in uno stato di nervosismo ancor più deleterio.
Un'ultima cosa: qualcuno ha detto che Pizzolato, interpellato sulla vicenda dei mondiali, mi avrebbe dato delle risposte "positive".
Questo qualcuno aveva ragione! Pizzolato era presente a Schio al seminario tecnico ed è stato molto cordiale, gentile e attento alle nostre richieste; si è anche impegnato fare il possibile per riconoscere il giusto spazio all'ultramaratona.
Speriamo bene e andiamo avanti con fiducia.

15 gennaio 2009

A CHE PUNTO SIAMO!

Giusto due righe per fare un po' il punto della situazione.
Sono a metà della 7° settimana di preparazione che dovrà culminare con i prossimi mondiali sui 100 km in Belgio a giugno e la condizione, piano piano, sta tornando su discreti livelli.
Sono riuscito a fare tutto quanto mi ero imposto, facendo solo un paio di variazioni al programma originale causate alle avverse condizioni del tempo.
La cosa che più mi incoraggia è che, fino ad ora, non ho patito infortuni e non ho mai sofferto più di tanto a terminare gli allenamenti nonostante ne abbia svolti anche di particolarmente impegnativi.
Inoltre sono stato molto costante nella preparazione in palestra con pesi e stretching; inizialmente, a svolgere sedute di muscolazione, si tende ad "appesantirsi" con conseguente aumento della fatica e rallentamento dei ritmi.
Tutto sommato, questa sensazione di "pesantezza" l'ho avvertita ma i ritmi sono stati comunque "sufficienti" in proporzione al momento della preparazione in cui mi trovo.
Spero che, una volta terminato il lavoro con i pesi (verso metà marzo) e trasformata la forza incamerata, i ritmi possano essere anche superiori a quelli dell'anno scorso.....almeno io me lo auguro!

9 gennaio 2009

ANCORA SU CORRERE

Grazie a tutti coloro che hanno scritto un commento al mio ultimo post.
Sul blog di Andrea Rigo http://www.andreadicorsa.blogspot.com, la questione si è sviluppata ulteriormente.
Andrea ha scritto direttamente al sig. Menarini (direttore di Correre), il quale ha risposto in modo, come dire, "ridicolo".
Sono curioso di vedere se dopo i nostri interventi (mio e di Andrea) e di tutti coloro che leggono i nostri blog, il buon Menarini e il buon Pizzolato, avranno l'accortezza di rispondere in modo preciso, accorto, ma soprattutto "serio e competente" alle nostre, penso giuste, lamentele.
Qualcuno dirà:"Mica li leggono i vostri blog, manco vi conoscono".
Tranquilli....li leggerano! Non ho dubbi!
Di certo non ci conoscono, o ci conoscono poco ma, qualcuno un po' più intraprendente di chi ci legge o che è in qualche modo coinvolto nelle nostre faccende e che è con loro in contatto, gli farà presente di quello che si sta scrivendo.
I due direttori potrebbero avere due reazioni:
- Fanno finta di niente e lasciano che tutti si sgonfi.
- Danno un sacco di spazio direttamente sulla rivista perchè loro, quando c'è polemica, ci sguazzano e pensano che tiri molto di più di un resoconto di un campionato del mondo.
Vediamo un po' che succede!

4 gennaio 2009

ARTICOLO SU CORRERE



Parto da un presupposto: io, la rivista "Correre", non la compro più da un pezzo!
Ovvero da quando, nel 2006, dopo i mondiali sui 100 km in Korea, appena cambiata la direzione di quel giornale (da Marchei a Pizzolato/Menarini), non si diede il benchè minimo spazio alla medaglia d'argento conquistata da Monica Carlin nella gara femminile e alla medaglia d'oro per team ottenuta dalla squadra femmile.
Due risultati storici per l'ultramaratona italiana che, i nuovi direttori avevano consapevolmente non messo in risalto.
Trovai Menarini ad un expo di una maratona e, alle mie richieste di spiegazione di una tale "dimenticanza" mi rispose che lui, insieme ai suoi collaboratori (Pizzolato e company), avevano optato per una nuova linea editoriale, che desse maggior risalto alle persone piuttosto che agli eventi o ai risultati.
Non fui molto convinto di questa sua risposta e presi la decisione di non acquistare più quella rivista.
Cosa che feci fino a quest'estate quando, un giornalista di Correre (Leonardo Soresi) mi scrisse per chiedere un giudizio in merito alla rinuncia (poi rientrata) di Giorgio Calcaterra ai mondiali di Tarquinia.
Avevo conosciuto Soresi a Luco dei Marsi (durante il raduno della nazionale) e mi fece un'ottima impressione; ho quindi accettato di buon grado e gli ho riferito quella che era la mia idea a riguardo! Pensieri che poi sono stati riportati sul numero di ottobre di "Correre" in modo ineccepibile.
"Addirittura una pagina intera per questa facenda!" ho pensato! "Magari è la volta buona che ci danno più spazio".
Comprai il numero di ottobre e anche quello di novembre dove veniva riportata la notizia che Calcaterra avrebbe corso il mondiale:"Bene! Continuano a parlare di noi...".
Il mese di dicembre lo saltai a piè pari; un amico me lo fece sfogliare e vidi che di interessante non c'era praticamente nulla.
Mi ero persino dimenticato che, nel numero di gennaio, ci sarebbe stato un articolo sui mondiali di Tarquinia.
Per come era andato quel mondiale, personalmente, non avevo molto interesse a leggerlo.
Poi, un altro amico, mi manda un sms dicendomi:"Hai visto che bel regalo ti ha fatto Correre?"
Incuriosito, mi sono recato in edicola e l'ho acquistato.
C'era una bella foto dell'ultima edizione della Strasimeno dove ero presente insieme a D'Innocenti, Caroni e ad un altro podista che non conosco e che gareggiava in una distanza più corta.
"Bella foto! Inserita all'interno di un articolo che parla delle scorte di glicogeno ma sempre una bella foto".
Dato che c'ero, ho continuato a sfogliare la rivista e finalmente ho trovato l'articolo sui mondiali dei 100 km a Tarquinia.
Beh! Trovata la pagina ho lanciato la rivista contro un muro:"Che vadano a farsi benedire!" (in realtà ho detto un'altra parola....)
Un articolo che definirei semplicemente VERGOGNOSO!
Mezza pagina, quattro righe in crocie e la classifica per nazioni addirittura completamente sbagliata.
Non un accenno alla cronaca della gara, non un'intervista a Calcaterra (che ha vinto "solo" 4 medaglie d'oro).
Non hanno riportato che Calcaterra ha vinto anche il titolo europeo, che Monica Carlin, oltre alla medaglia di bronzo mondiale ha vinto anche quella d'argento europea, che la squadra maschile, grazie ai miei compagni, ha vinto ben due medaglie d'oro, mondiale ed europea, che la squadra femminile ha preso l'argento europeo.
Ma cosa cavolo deve fare l'ultramaratona italiana per avere più spazio in quella che si spaccia di essere la rivista più importante del settore in Italia?
Al fatto che Calcaterra rinunciava alla nazionale hanno dato molte più righe e molto più spazio che non alla sua vittoria al mondiale: ASSURDO!
D'altro canto hanno dato ben 4 pagine ad un signore (ammirevole per carità!) che corre come ce ne sono a migliaia in Italia, che ha il "pregio" di essere il presidente di una squadra di calcio di non so che categoria (la Spal.....società storica ma non di certo si trattava di Moratti, Berlusconi o Della Valle).
Io non dico che quel signore non deve avere spazio ma, così come lo trova lui, lo deve trovare allo stesso modo, anche un campionato del mondo sui 100km, corso in Italia e stradominato dagli italiani.
Volevo persino scrivere a Correre poi ho cambiato idea; ho il mio blog e se mi va di dire qualcosa lo dico qui!
Tanto poi, non avrebbero mai ammesso che il loro è un grave errore! Avrebbero detto che, secondo loro, è giusto così per i più disparati motivi che io non capirò mai!
Vabbè! Intanto i miei 5 euro li han persi per sempre!

26 dicembre 2008

LA MIA STAGIONE 2008

Dato che ultimamente non sto facendo nulla di “sportivamente interessante”, mi divertirò a rivisitare la mia stagione agonistica che si è “tristemente conclusa” lo scorso 08 novembre a Tarquinia.
Molti sanno che non sono uno "sfegatato" frequentatore di gare.
Ne corro poche e solo in funzione dei due grossi appuntamenti che scelgo ad inizio stagione.
Per quest’anno, i due grossi appuntamenti erano il Passatore in primavera ed i mondiali sui 100 km a Tarquinia in autunno.
Mezze, maratone, le altre ultra che corro, sono solo tappe di passaggio che “dovrebbero” portarmi in forma per le due 100 che corro nell’anno.
Gare che non preparo quindi in modo specifico, ma cerco comunque di “rispettarle” e di ottenere il massimo di quello che posso ottenere in quel momento.
Ma andiamo con ordine! Quest’anno ho esordito parecchio tardi, il 02 marzo con una nuova corsa di 31,1 km, la Belluno-Feltre.
Percorso che, a dispetto della planimetria che la indica con un pendenza in costante discesa, ha anche parecchi strappetti, più o meno lunghi, e che la rendono quindi muscolarmente impegnativa.
Il giorno prima di quella gara, ho pensato bene di “agganciare” 30 km collinari sul Montello; ho eseguito quindi un blocco speciale con due 30km in due giorni; l’idea era di fare 30 km il sabato con salite e discese continue e la gara la domenica al ritmo che presumevo di valere in maratona.
Questo in funzione dell’imminente maratona di Treviso in cui volevo scendere sotto le 02h30’.
La gara è andata bene, mi sono divertito, sono arrivato stanco ma contento per aver corso i 31,1 km in 01h49’42” alla media di 3’31,5” al km, e 11° classificato assoluto, dietro a campioni come Bourifa, Boudalia, Modica, e De Gaspari.
Bella gara, belle sensazioni, tanta gente sul percorso (a sua volta molto bello) e soprattutto bella giornata passata con gli amici del Brema Running Team con cui ho fatto il viaggio di andata e ritorno.
La domenica dopo, il 09 marzo, era in previsione una delle gare che più mi piacciono in assoluto: l’ultramaratona del Trasimeno, una gara di 58 km abbondanti che fa il periplo del lago Trasimeno in Umbria.
Questa gara mi piace per tantissimi motivi: il primo è perché adoro l’umbria ed è un’occasione per andare a trovare i miei parenti ad Orvieto da cui soggiorno per tre giorni, il secondo è perché il percorso è stupendo, il terzo è perché la gara è stupendamente organizzata nonostante sia aperta al traffico (mi sono anche preso una specchiata ad un braccio da una jeep che non si è nemmeno fermata), il quarto è perché lì vado sempre fortissimo.
E anche quest’anno ho fatto una delle più belle mie gare; sono arrivato 2° in 03h38’ (ma con il senno di poi quella gara è come se l’avessi vinta) dietro a Barbi (è per quello che dico che quella gara è come se l’avessi vinta); ho corso ad un ritmo costante di 3’45” al km senza mai patire più di tanto ed arrivando ancora in forze al traguardo posto in salita a Castiglion del Lago.
Ero proprio contento e fiducioso per l’imminente maratona di Treviso del 30 marzo.
In quella maratona ero conscio che sarei potuto scendere per la prima volta sotto le 02h30’; volevo per forza abbattere quel muro anche perché mi sentivo veramente bene.
Inoltre, per la prima volta, venivo considerato come un top runner e ho potuto godere di tutti i quei piccoli privilegi di cui i “top” possono usufruire, primo fra tutti, il non dover stare più di mezz’ora in piedi nelle gabbie in attesa del via.
E’ stata una corsa per me perfetta, proprio come me la ero immaginata: partenza regolare in gruppetto per potersi aiutare, e finale in progressione! Prima mezza in 01h14’47” e seconda mezza in 01h13’38” per un tempo finale di 02h28’25”, 14° posto assoluto, 7° italiano e personale abbassato di 2’20”…..non male!
Ho fatto una piccola verifica in internet e ho visto che dal 30° km all’arrivo, in quel parziale di 12 km abbondanti, solo Curzi (che ha vinto la gara), 4 keniani e Achmuller hanno corso più velocemente di me!
E’ stato molto bello, il passaggio sul Ponte, poco dopo il ricongiungimento dei 3 percorsi: fantastico, da pelle d’oca! Mai vista tanta gente sul percorso di una maratona in Italia; gente che applaudiva, incitava e ti dava tanta carica.
Treviso l’ho già corsa due volte e ci ritornerò anche nel 2009; ha tutto quello che un maratoneta può chiedere ad una maratona: percorso veloce, ottima organizzazione, passaggi suggestivi e tanta gente sul percorso.
Dopo Treviso, la preparazione era incentrata in modo ancor più finalizzato per il Passatore.
Due settimane dopo, il 13 aprile, era prevista una mezza maratona a due passi da casa mia, la mezza “dei Dogi”.
Preparare una 100 km inserendo delle mezze è un modo un po’ “strano” di allenarsi ma, in quell’occasione, ho voluto condire quella gara con un lunghissimo di 60 km la domenica prima (quella successiva a Treviso), una settimana di allenamenti molto impegnativi, 22 km collinari il giorno prima, 6 km prima della gara e altri 10 km al ritmo del “medio” dopo.
La gara volevo comunque spingerla al massimo per le condizioni in cui ero; l’idea era quella di fare un bell’allenamento tirato per poi correre ancora in carenza di glicogeno ed abituarmi ad utilizzare i grassi come combustibile principale.
Risultato? Ho fatto il personale sulla mezza! 01h12’14”.
E’ vero non è un gran tempo ma, per me e le mie caratteristiche lo è, soprattutto per come è stato ottenuto. Il piazzamento è stato modesto, 17° esimo ma non aveva nessuna importanza!
Avevo fatto il personale, avevo condotto un ottimo allenamento: ero contento così! Un altro passo avanti verso la Firenze-Faenza!
Ma il sabato dopo c’era un’altra gara , forse il vero test prima del Passatore: la 6 ore di Ciserano.
Ero molto combattutto se partecipare a quella manifestazione, non ero convinto che fosse una buona idea soprattutto per le caratteristiche del percorso.
A spaventarmi non era tanto il fatto che fosse un anello di 1 km esatto da ripetere tante volte per 6 ore, ma era la strettezza di alcuni passaggi che avevo notato nelle foto delle edizioni precedenti.
Ho chiamato il presidente dei Runners Bergamo (la società organizzatrice) il signor Gregorio Zucchinali (ora nuovo presidente della Iuta), che, molto gentilmente, mi ha confermato quello che avevo visto nelle foto, ma che avrebbe anche fatto il possibile per agevolare la corsa di tutti.
Quando sono arrivato a Ciserano, sabato 19 aprile verso mezzogiorno, e ho visto nella realtà la situazione, non volevo nemmeno partire! I passaggi erano anche più stretti di quello che avevo immaginato (1 metro e poco più in certi punti), 4 curve ad angolo retto per giro, uno scalino, ma soprattutto duecento persone che giravano attorno (c’era anche la 24 ore che era già partita 4 ore prima).
“Impossibile correre!” ho pensato; “Torno a casa!”.
Ma dato che ero là, sono partito comunque! E’ stata una gara che non mi sono gustato fino in fondo.
Ad ogni giro doppiavo decine e decine di runners “camminatori” che di certo non si dannavano l’anima per farmi passare.
In certi punti mi sono dovuto proprio fermare perché non c’era spazio per passare da nessuna parte.
In questo contesto mi sono potuto rendere conto di come siano diverse le persone: c’è stato chi, ad ogni mio passaggio, avvisato da un “permessoooo” si fermava, si spostava, mi lasciava passare senza farmi rallentare e, addirittura mi incitava; e c’è stato chi mi ha anche mandato a “fanculo” solo perché gli ho fatto notare che non era il caso di usare il cellulare standosene tranquillamente in mezzo al già stretto percorso di gara.
Ad ogni giro questo “maleducato” (anche se il termine che mi viene in mente è un altro ed inizia per s e finisce per o con una z in mezzo) mi insultava e non si scansava di un millimetro.
E’ stata una gara vissuta un po’ così…..diciamo “nervosamente”.
All’8° giro mi sono anche procurato una piccola distorsione alla caviglia, a causa di un pozzetto posto sotto la moquette.
Risultato? 89km633 metri, quasi record italiano (è di 90 km esatti) e primo classificato!
Questa misura rimane comunque la miglior prestazione mondiale stagionale sulla distanza delle 6 ore.
Ero più arrabbiato che contento! Mancare un record italiano di 367 metri dopo 6 ore è un po’ una beffa! Anche perché facevo tutte le considerazioni riguardo a come si è svolta la gara, al “traffico” sul percorso, al percorso stesso, insomma contento per l’ottima prestazione ma con un po’ di amaro in bocca.
Gli organizzatori sono stati eccezionali ma i problemi che si sono creati erano semplicemente inevitabili.
Dopo un po’ di riposo e ripresi gli allenamenti, il 01 maggio ho partecipato alla prima edizione dell’ora di Martellago organizzata dal mio gruppo podistico, il Brema Running Team.
La gara si svolgeva su un circuito di 1 km078 metri.
Era l’occasione giusta per riacquisire un po’ di brillantezza dopo gare ed allenamenti lunghi.
Non perché gli organizzatori sono tutti miei amici, ma hanno fatto le cose veramente alla grande e anch’io mi sono veramente divertito a correre una distanza a me non troppo congeniale.
Ho percorso 17km630 metri arrivando 2° dietro al mio amico Alessandro Manente ma davanti, e per me è la prima volta, ad un atleta marocchino.
Non pensavo di poter correre a 3’24” di media per un’ora dopo soli 10 giorni da una sei ore.
Ormai i giorni che mancavano al Passatore erano davvero pochi; c’era ancora un lunghissimo collinare di 60 km da affrontare e la maratona del Custoza.
Fatto il lunghissimo domenica 04 maggio con ottime sensazioni, la domenica successiva mi sono schierato alla partenza della maratona del Custoza, a Sommacampagna.
L’unico obiettivo che avevo, era quello di correre intorno alle 02h35’ e migliorare il tempo fatto segnare l’anno prima 02h39’28”.
Come è andata? Beh! Nel modo più insperato….ho vinto! Ho corso in 02h33’43” sbagliando anche strada (ho allungato di circa 300 metri); ed ho vinto anche nel modo più bello, recuperando sul finale e superando chi mi precedeva (Bogdanich…) solo al 40° km.
E’ stata un’emozione mai provata, vincere una maratona, anche se non con una partecipazione così “qualificata” (non c’erano ovviamente africani e gli atleti italiani da meno di 02h20’), è pur sempre una bella soddisfazione, e poi era la mia prima vittoria su questa distanza.
Inoltre c’era da mettere in considerazione che la condizione era davvero ottima e che al Passatore potevo fare veramente una grande gara.
Qui a Sommacampagna, ho provato le emozioni più belle di tutta la stagione; entrare nell’ultimo rettilineo ormai certo di vincere è stato un momento indescrivibile.
Ero lucido, stavo benissimo e mi sono goduto quei 200 metri finali in modo intenso.
E siamo al 30 maggio, al Passatore; riguardo a come è andata questa gara ho scritto uno dei miei primi post di questo blog.
In questo momento mi ricordo le ottime sensazioni durante tutta la gara, l’aver corso sempre in controllo ed il recupero su chi era partito più velocemente.
Ricordo anche che ero sicuro di arrivare al podio (stavo troppo bene….), e che speravo in una crisi di Calcaterra per poter raggiungere il massimo risultato.
Crisi che ovviamente non c’è stata (è andato come un treno….) e mi sono dovuto “accontentare” del secondo posto.
Certo che parlare di “accontentarsi” di un secondo posto al Passatore può apparire quasi “blasfemo”; è stato comunque un risultato eccezionale anche perché al via c’erano tutti i più forti italiani (oltre a Calcaterra erano presenti D’Innocenti, Caroni, Rigo, Fattore, Sartori, Trincheri, Malfatti, Di Toma,….) e alcuni russi molto competitivi.
Mi ricordo anche del grande tifo lungo la strada e soprattutto negli ultimi due chilometri; tagliato il traguardo ho avuto una sensazione quasi di “delusione”.
Delusione perché non sono riuscito a gustarmi gli ultimi metri come avrei voluto, troppo attento a gestire i crampi che anche in quella occasione si sono presentati in forma molto acuta, e che non mi hanno consentito di scendere per soli 43” sotto le 7 ore.
Ora, a distanza di 7 mesi, quella delusione ha lasciato spazio alla soddisfazione di aver comunque compiuto una grande gara.
L’estate è passata via senza gare in preparazione di quello che doveva essere l’appuntamento clou del 2008: il mondiale di Tarquinia sui 100 km.
Il 5-6-7 settembre era fissato un raduno della nazionale di ultramaratona a Luco dei Marsi (AQ) in occasione del campionato italiano sulle 6 ore.
Era un appuntamento molto stimolante: confrontarsi con tutti gli altri compagni di nazionale in una gara dura come una 6 ore.
Il percorso era di 1337 metri, con due giri di boa, una salitella, una discesetta, e due falsipiani (uno in salita ed uno in discesa).
Ancor prima di partire avevo capito che sarebbe stata dura finirla: c’erano 36° con il 70% di umidità.
Ed infatti, dopo poco più di 4 ore e quasi 61 km fatti (media di 3’59” al km), quando ero al comando con 2,5 km di vantaggio sul secondo (Andrea Rigo….) ho deciso di fermarmi.
Mi è dispiaciuto molto ritirarmi ma correre per altre due ore con quel clima, voleva dire rischiare di farsi davvero del male e precludere il resto della preparazione in vista del mondiale.
Dimenticata la non positiva esperienza della 6 ore di Luco, ho voluto rifarmi alla maratona del Garda.
Ero nel pieno della preparazione per i mondiali, sentivo che la condizione stava crescendo bene e così ho provato ad impostare una gara ad un ritmo un po’ più veloce del programmato.
Anche di questa maratona ho scritto un post (nel mese di settembre…) che ne descrive i momenti più importanti.
L’ho conclusa in terza posizione in 02h30’35”, la mia seconda miglior prestazione in maratona, primo italiano.
Di certo non mi aspettavo un riscontro cronometrico così positivo e ancor di più un piazzamento così importante in una maratona con 1500 iscritti.
La gara è semplicemente stupenda; un percorso eccezionale, duro ma con un paesaggio incredibile, con parecchia gente ad applaudire.
Una bellissima esperienza che nella prossima stagione mi piacerebbe ripetere.
E siamo alla maratona di casa: la Venice Marathon.
Beh! Di questa maratona (che ho corso 6 volte) conosco ogni strada dato che ci vivo a Venezia (terraferma….).
Quest’anno l’ho affrontata con un piglio diverso; doveva essere l’ultima gara prima dei mondiali e non potevo tirarmi troppo il collo.
Sono però sopraggiunti degli “imprevisti”, alcuni piacevoli (l’inserimento tra i top runner) ed altri meno (l’infortunio al polpaccio).
L’infortunio mi ha fatto “saltare” l’ultimo lunghissimo di 60 km la domenica prima.
Psicologicamente questo mi disturbava e così avevo stabilito di fare altri 18 km al termine della maratona per eseguire quel lunghissimo interrotto la settimana precedente.
L’inserimento tra i top runner invece, mi induceva a spingere più di quello che avrei dovuto o voluto.
E così alla fine è venuto fuori un tempo di 02h34’08”, 30° assoluto a cui è seguito, due ore e mezza dopo, un altro allenamento di 18 km a 4’00” al km.
Durante i 42 km da Stra a Venezia mi sono veramente divertito; quest’anno c’era veramente tantissima gente lungo il percorso, la giornata era splendida e, il non farla troppo al gancio, mi ha permesso di godermi il passaggio nelle vie della mia provincia.
L’arrivo a Venezia poi è veramente suggestivo, scendere dall’ultimo ponte con le ultime decine di metri da fare di slancio, è veramente unico.
E qui finisce la mia stagione!
E il mondiale? Beh! Di quella gara ho già detto e scritto troppo, tutti sanno come è andata, inutile tornarci sopra.
La voglio solo dimenticare, o meglio, voglio solo imparare dagli errori fatti per non dover più rimpiangere un qualcosa che potevo raggiungere e che mi sono lasciato sfuggire.
Sopra, ho inserito una slide show con le foto delle mie gare del 2008......un insieme, nel bene e nel male di emozioni difficili da dimenticare.
La canzone che accompagna le foto è degli U2 e dice:"but I still haven't found what I looking for" che tradotto vuol dire "Ma non ho ancora trovato ciò che sto cercando".
Speriamo di trovarlo nel 2009, magari in Belgio a giugno......buone feste a tutti!

23 dicembre 2008

NATALE

Scrivo questo post a distanza di una settimana dal mio ultimo intervento su questo blog.
E’stata una settimana molto impegnativa..... lavorativamente parlando.
Gli allenamenti procedono bene, secondo programma, e la condizione fisica sta, piano piano, tornando su livelli almeno “sufficienti”!
Certo! Vado ancora molto piano, faccio fatica e ho ancora 4 chili in più rispetto al mio peso forma ma, a questo punto della preparazione va bene anche così.
Cambiando discorso, volevo fare un augurio a tutti!
Augurio che non vuol essere un semplice "passate bene le feste e divertitevi!" ma bensì:"Cercate di cogliere il vero significato del Natale".
Natale che non deve essere solo un spendere e spandere e grandi mangiate ma anche un qualcosa di assolutamente più profondo e spirituale.
Vi auguro di riuscire a trovare il tempo, ma soprattutto la voglia, per capire che questi sono giorni impegnativi non solo per fare acquisti, preparare cenoni o organizzare viaggi e vacanze, ma anche per approcciarsi al "vero Natale" nel miglior modo possibile.
Ognuno poi ha la sua "concezione" del Natale, l'importante è che non sia solo "materiale".
Questo è l'augurio che faccio a chi legge il mio blog e che faccio anche a me stesso e ai miei cari.
Buon Natale!

16 dicembre 2008

40' DI TAPIS ROULANT....ALTRO CHE 100 KM!

Oggi ho ceduto pure io!
Dopo 5 giorni di secchiate d'acqua mi sono stufato di uscire all'aperto e correre sotto veri diluvi: pioggia forte, vento, pozzanghere che hanno dimensioni di laghetti di montagna, macchine che "senza volerlo" (diciamo così.....) mi facevano veri e propri gavettoni e allenamenti terminati con le rane nelle scarpe.
Oggi, di tutto questo ne avevo abbastanza anche perchè, alla fine, allenarsi in queste condizioni era piuttosto controproducente; fare ripetute o variazioni contro muri di vento, dribblando le pozzanghere e stando attenti a non essere investiti non era decisamente il caso.
Ho quindi stravolto la mia preparazione settimanale anticipando ad oggi la seduta con i pesi prevista per domani mattina e inserito un lavoro di scarico sul tapis roulant di 40'.
Premetto: non avevo mai corso 40' continui sul tappetto.
Prima dei pesi, normalmente, ci corro sopra circa 10'-15' a ritmo blando ma non mi ero mai avventurato oltre.
E così, dopo gli esercizi di potenziamento, mi ci sono voluto cimentare.
L'unico obbiettivo era di correre intorno alle 150 pulsazioni al minuto, la velocità sarebbe stata una conseguenza.
Sapevo che sarebbe stata dura, non tanto fisicamente ma soprattutto mentalmente e così, per farmela passare mi sono munito anch'io di I-pod, cosa che non faccio mai mai mai.
Dopo 5 minuti ero già scogl....ato e pensavo:"Corro corro e sono sempre sullo stesso metro quadro".
Cercavo di distrarmi guardando la gente in palestra, i programmi in tv, fuori dalle finestre (e ne veniva giù tanta di acqua) ma, niente! ..... Non mi passava!
E così ho iniziato a concentrarmi solo sulla musica e a fantasticare; fantasticavo su una 100 km che avrei dovuto ancora correre (avevo scelto le Olimpiadi di Londra del 2012... magari la 100 km diventerà veramente disciplina olimpica), a quelli che erano i miei avversari in quella gara, al percorso, al pubblico nello stadio che aspettava l'arrivo, ai km che stavano passando, a Bragagna che faceva la telecronaca, ai miei amici che guardavano in tv quella corsa che stavo fantasticando ...... Tutte "cavolate" del genere.
Ma tra tante cavolate che mi passavano per la testa e all'aiuto di Bon Jovi, Linkin Park, U2 e Negramaro, mi sono arrivati i 35'.
Me ne mancavano solo 5' e così, aumentando la velocità del tapis, ho fantasticato l'ultimo km di quella corsa che stavo immaginando, a Bragagna che lo commentava, all'eccitazione di chi assisteva alle fasi cruciali, all'entrata nello stadio e, quando mancavano pochi secondi, al traguardo che stavo per superare e che poi ho superato.
Indovinate come mi sono piazzato in quella gara??
Beh! Se non vinco per davvero almeno lasciatemelo fare con l'immaginazione; almeno così mi faccio passare 40' sul tapis.
Ma domani, pioggia o non pioggia, si torna a correre fuori.
Promesso!

P.S. Il laghetto l'ho fatto anch'io, ma di sudore.... Mamma quanto ho sudato!

12 dicembre 2008

COME PROCEDE......

Come procedono gli allenamenti??
Direi benino, sono moderatamente soddisfatto soprattutto perchè, pur essendo anni luce lontano da una condizione accettabile, riesco a correre senza sentire male da nessuna parte, il che è estremamente positivo!
Le tre settimane di quasi completa assenza dalla corsa, hanno raggiunto il loro scopo: farmi smaltire completamente gli infortuni che mi ero trascinato durante la preparazione per lo scorso mondiale.
Ora che sto benino, sto cercando di fare tutto quello che c'è da fare per evitare proprio gli infortuni ovvero: tanta palestra, tanto stretching e tanta mobilità articolare.
A confortarmi poi, c'è il fatto che, l'anno scorso, a questo punto della preparazione (verso la fine della 2° settimana) andavo decisamente più piano a facevo decisamente più fatica.
Ho cambiato anche qualcosa con il potenziamento in palestra e questo potrebbe, inizialmente, rallentarmi ulteriormente ma, in seguito, darmi dei vantaggi in termini di forza e potenza soprattutto nelle distanze più corte ed in salita.
Ho voglia di correre (nonostante le caterbe d'acqua che mi sto prendendo....) e di faticare; spero che questa voglia rimanga sempre intatta in attesa della prossima stagione agonistica e di una condizione ottimale.

8 dicembre 2008

HO RIPRESO......MA CHE FATICA!

E' passata una settimana dalla ripresa dei miei allenamenti per la prossima stagione.
Devo essere sincero: sto facendo una fatica "incredibile"!
All'entusiasmo e alla voglia di riprendere a correre e di provare quelle belle sensazioni che un bell'allenamento ti lascia per qualche ora, si aggiunge però uno stato di "prostrazione" per l'immensa fatica che si percepisce nonostante i ritmi siano decisamente blandi e i km decisamente pochi, rispetto ai carichi che ero abituato a fare quando la forma era al top!
Mi consola il fatto che, controllando i tempi e gli allenamenti della scorsa stagione, i risultati fossero gli stessi (se non peggiori....).
Per scelta, quando decido di "staccare" dalla corsa, stacco davvero!
Tre settimane dove mi sono rigenerato sia da un punto di vista fisico ma soprattutto nervoso.
In 20 giorni ho corso solo 4 volte per non più di 35'-40' e dopo il mondiale di Tarquinia, sono stato completamente fermo per 10 giorni.
Così facendo è normale che si perda completamente la condizione.
Per fortuna che muscoli e cuore hanno memoria e poi si riprende.
Certo che, abituato a correre i fondi lenti a 3'50 a 155 bpm, trovarsi a fare gli stessi allenamenti (più corti) con 20" in più al km e 10 pulsazioni in più al minuto è davvero sconfortante.
Già dopo una settimana qualcosina sta migliorando, ma una condizione sufficiente è davvero distante da ottenere.
Gli anni scorsi ho visto che, per correre su ritmi discreti facendo una fatica contenuta, ci ho messo un mese abbondante.
L'importante è tenere duro e, soprattutto, continuare a lavorare con metodo, così come mi sono imposto per questa nuova avventura che dovrà culminare il prossimo giugno in Belgio.

4 dicembre 2008

CRAMPI, CPK E DOTTORI

Dopo la cocente delusione dei mondiali di Tarquinia ho cercato di andare a fondo riguardo al problema che mi è occorso: i crampi.
Anche in passato ne avevo sofferto come ad esempio in Korea, nel 2006, quando, durante i mondiali, verso l'80° km viaggiavo in 8° posizione e con una proiezione finale di circa 06h45'-06h50', sono stato letteralmente "bloccato"; in quell'occasione sono riuscito a terminare la gara in 18° posizione, in 07h12' e facendo gli ultimi 10 km in 58'43".
Oppure al Passatore di quest'anno, quando, a causa dei crampi, non sono riuscito a scendere sotto le 07 ore per un soffio....a Brisighella sono passato con un tempo che senza tanto spingere nel finale, mi avrebbe permesso di terminare in 06h55'.
Dati i precedenti mi sono quindi mosso interpellando medici e nutrizionisti per capire come potevo risolvere il problema.
Ho fatto degli esami del sangue dopo 10 giorni di assoluto riposo e ancora molti valori erano piuttosto "scombussolati", CPK e ferritina tra tutti.
Più o meno la cosa che mi hanno detto tutti è stata la seguente: sei troppo usurato, ti alleni troppo, devi riposare di più!
Ma come si fa a preparare un mondiale sui 100 km e sperare di correrlo da protagonisti, senza allenarsi tanto?
Come si fa ad arrivare riposati, con tutti i valori a posto, dopo un periodo di preparazione per una gara così lunga ed impegnativa?
Probabilmente quest'anno, la mia preparazione è stata condizionata dai due infortuni muscolari che mi hanno fatto cambiare i programmi in corsa, e non mi hanno consentito di scaricare sufficientemente le settimane a ridosso dei mondiali (l'ultimo lunghissimo l'ho corso solo 13 giorni prima: maratona di Venezia più altri 18 km).
Ma resta il fatto che ogni volta che faccio gli esami del sangue ho questo benedetto CPK anche 6-7 volte superiore alla norma.
Chi ho consultato mi ha detto che i crampi, probabilmente, si formano non per una carenza elettrolitica, ma perchè mi sono presentato al via "troppo allenato", ovvero "stanco" (anche se a me non sembrava proprio...almeno io mi sentivo bene!).
Cosa è il CPK? In parole povere è un enzima muscolare che "aiuta" la ricostruzione muscolare quando le fibre sono danneggiate; in pratica, quando è superiore alla norma, indica che c'è un danno muscolare in corso.
Il mese prima dei mondiali (5-6 giorni prima dell'infortunio al polpaccio) avevo questo valore a 570 contro un massimo di 170 (una volta, a febbraio, lo avevo anche a 2800....il giorno prima avevo fatto un lungo di 40 km).
Il che è normale quando uno corre una media di 25-30 km al giorno ma allora?
Come si fa ad avere il CPK normale e quindi avere una perfetta efficienza muscolare, allenandosi tutti giorni?
I più preparati in metodologia di allenamento mi diranno:"Devi inserire delle sedute di scarico!".
Cosa che ovviamente ho fatto; gli esami sono stati fatti dopo 4 giorni di corsa lenta o rigenerante che hanno seguito la maratona del Garda.
Oggi sono stato da un neurologo che, addirittura, per capirci di più, ha chiesto di fare gli esami del sangue anche a tutta la mia famiglia e successivamente un'elettromiografia e, se non basta, anche una biopsia muscolare.
Pensa addirittura che ci possa essere una qualche malattia muscolare. Bah! Mi sento di escluderlo (tocco ferro!)
Starò ancora più attento allo scarico, mi allenerò un po' meno e farò ancora più attenzione all'alimentazione.
Speriamo basti per portare giù questo CPK e non soffrire più in futuro di crampi.

30 novembre 2008

MARTELLAGO-PADOVA 2008


Era da un po' che non scrivevo qualcosa!
Aspettavo l'occasione giusta per farlo.
Ho atteso fino ad oggi perchè stamattina si è "consumato" l'evento "clou" della stagione del Brema Running Team, il mio gruppo podisitico.
Per il terzo anno consecutivo abbiamo corso la staffetta Martellago-Padova.
E' un evento da noi molto sentito in quanto porta i partecipanti dalla sede della nostra società, il negozio tecnico del nostro presidente Beppe, fino all'ospedale pediatrico di Padova.
Vengono proposte 4 frazioni di circa 8-10 km.
Ognuno è libero di partecipare a tutte le frazioni che vuole, l'unica regola è: CORRERE IN GRUPPO.
L'ultima frazione (la 5°) è una specie di "passerella" dove tutti i partecipanti arrivano insieme all'entrata dell'ospedale patavino.
Eravamo circa una cinquantina stamani alle 07.40 pronti per partire.
Il nostro vicepresidente Mauro (che ci conosce tutti per filo e per segno) ha suddiviso i vari gruppi in base al ritmo di corsa di ciascuno in modo tale da facilitare proprio "il correre in gruppo".
Veniva giù "a secchiate" ma, poco prima della partenza, la pioggia ha come rallentato di intensità per quasi svanire del tutto.
Pochi minuti prima della partenza è arrivato anche il nostro sindaco Giovanni Brunello a salutarci e a dare il via a questa corsa per la solidarietà.
I primi sono partiti alle 08.00 mentre, io con gli altri che avrebbe corso le ultime due frazioni, siamo saliti sul pulmann che avrebbe anticipato i primi frazionisti per dare loro il cambio più avanti sul percorso.
La prima frazione era di circa 12 km e portava da Martellago fino a Zianigo; del primo gruppo in pochi si sono fermati e quasi tutti hanno proseguito fino a Pianiga (8km dopo).
Intanto aveva ripreso a piovere molto forte rendendo questa staffetta decisamente più impegnativa rispetto agli anni scorsi.
A Pianiga sono partito anch'io sotto un bel diluvio; nonostante l'acqua ci siamo divertiti tantissimo, c'era un'atmosfera di festa, di amicizia che ci ha fatto letteralmente volare la terza e quarta frazione (per un totale di circa 15 km) fino alle porte di Padova.
Si parlava, si rideva, si scherzava, ci si prendeva in giro bonariamente.
C'era anche chi saltava deliberatamente dentro le pozzanghere, facendoci schizzare l'acqua fredda e sporca addosso; alla fine eravamo bagnati come pulcini.
Era dai mondiali di Tarquinia che non correvo 15 km ma in quella situazione mi sembrava di poter correre all'infinito per quanto ci si stava divertendo.
Sarà il fatto che, per una volta, non correvo solo per me stesso, per fare un allenamento o per una gara, ma correvo per stare in compagnia e per portare un messaggio a quei bambini che si andava a trovare, messaggio che voleva poi essere questo: "Noi ci ricordiamo di voi e, i vostri genitori, non sono soli nella vostra battaglia!".
Questo sembrava essere lo spirito che animava ciascuno di noi.
Gli ultimi 4 km sono stati proprio di festa; tutto il gruppo del Brema si è ricongiunto e uniti siamo arrivati all'ospedale pediatrico di Padova dove ad attenderci c'erano alcuni genitori dei bambini ricoverati e i volontari del Volo, l'associazione onlus che si occupa di raccogliere fondi per aiutarli.
E ci hanno accolto decisamente alla grande, con un rinfresco degno da matrimonio che ha fatto saziare anche le bocche più voraci (compresa la mia....).
Dopo esserci rifocillati, siamo entrati in aula magna per la conferenza stampa dove, il presidente del Volo ha spiegato come l'associazione svolge la propria attività in aiuto soprattutto allo staff medico che opera all'interno dell'ospedale.
Il dottor Zulian, responsabile scientifico del Volo, ha spiegato poi, a che punto sono i progetti di ricerca da loro portati avanti e quali saranno i loro prossimi interventi.Alla fine hanno preso parola anche i nostri presidenti (titolare Beppe e vice Mauro) che hanno sottolineato lo spirito che anima il nostro gruppo: solidarietà, amicizia e amore per la corsa.
Quest'anno non siamo saliti in reparto; forse è stato meglio così, per non "sconvolgere" gli equilibri a cui quei bambini, i loro genitori e i medici sono abituati.
Per noi è stato comunque importante fargli sapere che oggi siamo andati là per loro.
Il ritorno in pulman da Padova a Martellago è stato come tornare da una gita scolastica, dove eravamo contenti di aver passato una bella giornata tra amici e aver portato un segnale di solidarietà a quei bambini.
Sopra ho messo una slide show con alcune foto della giornata; ho corso con la macchinetta in mano, spero siano venute bene.

P.S. Cosa meno importante, domani riprendo ad allenarmi seriamente, obiettivo: Belgio 2009 (mondiali 100 km)!


22 novembre 2008

SERATA BREMA RUNNING TEAM


Ieri sera, alla risto-taverna del Centro Fitness dove lavoro, il Brema Running Team ha organizzato una pizzata per tutti gli iscritti al gruppo ed i simpatizzanti.
La serata è stata "proposta" soprattutto per presentare la staffetta benefica "Martellago-Padova" di domenica 30 novembre, che porterà tutti i partecipanti dalla sede della nostra società, il negozio tecnico del presidente Beppe, fino all'ospedale pediatrico di Padova.
E' stata una serata molto bella, estremamente piacevole e, soprattutto, molto partecipata; eravamo in tantissimi, abbiamo riempito praticamente "quasi" tutto il ristorante (che tiene 130 posti a sedere).
Era la prima volta dallo scorso febbraio che non ci si ritrovava tutti insieme ed è stata un'occasione anche per conoscere i nuovi iscritti.
Era presente anche il nostro sindaco che ha voluto testimoniare la bontà delle iniziative del nostro gruppo che non si occupa solo di "corsa", ma anche di solidarietà e di chi è meno fortunato.
Domenica prossima andremo, dopo aver coperto di corsa i quasi 40 km che separano Martellago da Padova, con staffette composte da 4 gruppi, a trovare i bimbi ospiti del reparto malattie reumatiche infantili dell'ospedale patavino; cercheremo di portare loro qualche momento di "svago" e un bel ricordo di quella giornata.
A rendere possibilie tutto ciò è l'associazione onlus "Il Volo", che dedica ogni sua risorsa umana e materiale per lo studio, la ricerca e la cura di quelle malattie che colpiscono i bimbi a cui andremo a far visita.
Tutti noi del Brema corriamo con il logo del "Volo" sulle maglie e ne siamo felicissimi.
Mi ha fatto molto piacere vedere anche i rappresentanti del gruppo podistico Venice Marathon Running Team; sono convinto che la collaborazione tra vari gruppi, sia importante e positiva per far crescere sempre di più un movimento come quello podistico veneziano.
Una menzione speciale e doverosa è stata fatta alla nostra compagna di team Barbara Duprè, che ha pensato bene di farsi le "vacanze estive" a Capo Verde ma non come i normali turisti in spiagge dorate e con il mare cristallino, ma in una delle zone più povere del paese per aiutare bambini e poveri che vivono nella miseria e che fanno le capriole di gioia per un quaderno e un pennarello.
Un po' a "sorpresa", mi hanno consegnato una bellissima targa in ricordo di questa stagione per me molto intensa che, mondiali a parte, è stata ricca di soddisfazioni.
Cosa dire? Per me l'affetto che ieri sera mi è stato manifestato da tutti i miei compagni di club, dai miei compagni di consiglio direttivo (ne faccio parte anch'io da pochissime settimane), è stata un'ulteriore molla che mi spinge ad impegnarmi ancor di più per la prossima stagione.
Il nostro è un bellissimo gruppo che ogni anno cresce sempre di più, fatto di persone che corrono per divertirsi, per stare bene, per migliorarsi ma, soprattutto, per stare insieme.
I "L'anno prossimo i mondiali andranno meglio, vedrai...", "Sei stato bravo lo stesso....", "Non mollare....", non erano frasi di circostanza ma pronunciate con convinzione e stima.
E io spero di non deludere più nessuno!
Intanto non vedo l'ora che sia domenica prossima per passare un'altra bella giornata in compagnia di amici e portare un sorriso a quei bimbi.

P.S Ho ripreso piano piano a corricchiare, due uscitine da 40'! La settima prossima correrò un giorno si e l'altro no e poi, dal 01 dicembre, si riparte!


17 novembre 2008

+ 5 KG

Più 5 kg??
Cosa vuol dire?
Semplice! Il peso che ho messo su in 8 giorni di assenza completa di movimento.
Ebbene si! Da quell'infausto 08 novembre non ho più fatto alcuna attività fisica.
Riposo assoluto e mangiate incredibili; onestamente mi sentivo pesantino e poco tonico e così sono salito sulla bilancia di casa che, dai 71 kg pre Tarquinia, mi ha segnato 76,5 kg.
All'inizio ho pensato ad un errore di taratura e così ho riprovato anche in palestra dove abbiamo una bilancia professionale, risultato? 76,5 kg.
Mi sono veramente "spaventato".
Per fortuna addosso non mi si vedono (così mi dicono.....) ma, me li sento tutti!
Del resto quando si cena con un piattone di spaghetti alla carbonara, una pizza con sfilacci di cavallo e altre cose sopra, ed un dolce fatto con nutella e mascarpone (tutto nella stessa sera) è anche normale che qualche chiletto si metta su.
Forse, anzi sicuramente è un errore far salire così il peso ma, mi sono imposto di stare completamente fermo per 10 giorni (fino a mercoledì) per poi riprendere con allenamenti leggeri leggeri (e a giorni alterni) per altri 10 giorni, per poi riprendere a pieno regime il 01 dicembre.
La scelta di non far nulla per 10 giorni è stata fatta per tre motivi:
- Per ricaricare completamente le batterie psico-fisiche.
- Per fare degli esami del sangue in una situazione di assoluto riposo, cosa che non ho mai fatto; di esami del sangue ne ho fatti diversi ma, sempre in situazioni di stress fisico; voglio vedere se quei parametri dove di solito sono carente (ferritina, CPK, cortisolo), ritornano a posto senza allenarmi.
- Perchè il polpaccio mi da ancora un po' di fastidio; la contrattura, dopo lo sforzo dei mondiali è ritornata a farsi sentire; se non ne approfitto adesso per risolverla non la risolvo più.
Sono convinto che staccare per un po' di giorni una volta l'anno sia salutare, o meglio, indispensabile per poter affrontare in buone condizioni una nuova preparazione in vista di qualche impegno importante.
Sarebbe meglio fare del recupero attivo, ma per quello ho altri 10 giorni prima di rituffarmi nel nuovo programma di allenamento per i prossimi mondiali.
Programma che ormai è pronto e che necessita solo di riflessioni "a mente fredda", per eventualmente rivederlo o ritoccarlo, in base a quelle che sono state le mie esperienze di questi ultimi anni, non ultima come importanza Tarquinia 2008.
Sto anche scegliendo le gare a cui parteciperò nel 2009; c'è l'imbarazzo della scelta! Ancora una volta opterò per quelle più vicine a casa (i trasferimenti fanno perdere tempo che non dedichi al riposo o ad altre cose), a quelle meglio organizzate tra quelle a cui ho partecipato e alla loro collocazione in calendario, in base anche allo sviluppo dei miei programmi di allenamento.
E ora vado a mangiare qualcosina che è quasi ora di merenda.........ops! Meglio che mi tenga va!

11 novembre 2008

GRAZIE E......SI RIPARTE!

Sono passati ormai tre giorni dal mondiale di sabato scorso e devo ammettere che l'amarezza è ancora tanta.
A ricordarmi quella giornata è ancora un fortissimo mal di gambe che avverto ogni volta devo fare le scale.....e per fortuna che mi sono fermato al 75° km!
I crampi sono così, ormai li conosco, ti lasciano strascichi per parecchi giorni.
Non passano più di 10' che ripenso a quella gara, a come stavo, alle mie sensazioni, alla sua evoluzione, a come è andata e a come invece poteva andare.
Non ho nemmeno voluto vedere le poche immagini che mio padre è riuscito a riprendere con la sua telecamera.
Faccio fatica anche a leggere i commenti apparsi sui siti di podismo che raccontano l'evolversi della corsa.
Ci sto male! E me ne vergogno perchè tutto sommato si parla di sport, di divertimento, dovrei essere più forte e pensare che la corsa non è tutto nella vita, che c'è dell'altro: la salute, gli affetti, la famiglia......
Però io sono fatto così! Quando faccio una cosa cerco di farla bene, mi ci butto a capofitto e voglio sempre riuscire a tirare fuori il meglio di quello che posso fare e, se non ci riesco, la vivo come una sconfitta personale bruciante.
Mi vergogno anche dire che, due lacrime mi sono scese, mentre ero al telefono con mio padre nel raccontargli la mia gara, quello che era successo e che lui non aveva visto, alle mie sensazioni, a quel senso di impotenza creato dai crampi e a vedersi scappare via un grande risultato che stavo ormai raggiungendo.
Io che penso sempre che abbiamo troppe poche lacrime da versare nella nostra vita; le ho sprecate per una gara di corsa.
Ma era una cosa troppo grande: un mondiale, la maglia della propria nazionale sulle spalle, il correre in casa, il sentire di valere una medaglia, le aspettative mie e di tanta gente che mi stima, c'era tanto, tantissimo in una semplice gara di corsa.
Mi rimangono due medaglie d'oro vinte con la squadra azzurra e di cui sono contentissimo ma che non posso sentire mie, non sono nemmeno arrivato in fondo, non ho contribuito in alcun modo a questi successi.
Però mi rimane anche un'altra cosa oltre a quelle medaglie: una gioia immensa per i 24 commenti che ho letto sull'ultimo post che ho scritto.
Commenti di stima, di gratitudine e di invito a non mollare.
La maggior parte delle persone che hanno scritto non le conosco di persona, e devo ammettere che, queste persone mi hanno dato una carica incredibile per riprovarci ancora.
Non ho voluto rispondere direttamente a tutti voi che avete scritto perchè sarebbe stato un ringraziamento banale; ho scelto di fare un nuovo post per esprimere la mia gratitudine a persone che non hanno idea di quanto bene mi abbiano fatto con due righe in questo blog.
Grazie davvero.....a tutti!
Il primo dicembre riprenderò ad allenarmi seriamente, nel frattempo riposo, sport alternativi e corsette leggere.
Ora rimane da programmare la preparazione per i prossimi mondiali (se mi convocheranno....) e capire il perchè del formarsi di questi crampi di cui soffro da sempre.
Cercherò aiuto da qualche ematologo dato che ho parecchi valori del sangue che non sono proprio a norma, ferritina e CPK in particolare, un enzima muscolare che raggiunge anche valori 15 volte superiori alla norma quando mi alleno.
Consulterò anche un neurologo, devo arrivare a risolverlo questo problema; non si può faticare un anno e, quando sei lì per raccogliere il frutto del tuo lavoro, vederselo scappare dalle mani per il solito problema.
E' ora di andare a fondo della questione e lo farò!
Come vi assicuro che, il 19 giugno, in Belgio, mi presenterò aggueritissimo; non saranno più i mondiali italiani ma sempre mondiali sono, e il titolo e le medaglie sono sempre quelle, con il vantaggio che quella gara e quel percorso già lo conosco dato che vi ho esordito in nazionale nel 2006.
Ho una ferita aperta da chiudere, che brucia ancora e voglio che bruci a lungo, per ricordarmi che in Belgio dovrà essere tutta un'altra storia.

9 novembre 2008

E' ANDATA MALE!

Beh! Molti già lo sanno, la mia avventura mondiale si è conclusa amaramente al 75° km.
Cosa è successo? Non lo so! O meglio, lo so, CRAMPI, ma quello che non so è perchè mi si siano presentati già dal 50° km.
Ora in testa ho una grande confusione e amarezza; un anno di preparazione, fatiche, allenamenti e sacrifici si sono rivelati inutili per raggiungere il mio sogno: una medaglia mondiale individuale.
In cuor mio sapevo di valerla; è vero che c'erano tanti avversari (e compagni di squadra)fortissimi, ma sapevo anche che la mia condizione era ottima e potevo giocarmi le mie carte.
Al via ero convinto e, allo sparo mi sono messo subito nel gruppo di testa! Eravamo tanti, una quindicina, tutti i migliori erano lì a parte Marco D'Innocenti che ha preferito una partenza più prudente.
C'erano anche atleti sconosciuti che non mi aspettavo di vedere lì e che hanno creato, insieme ai giapponesi degli strappi continui.
Io cercavo di correre regolare e ogni tanto, con i russi, gli spagnoli ed il polacco che è arrivato secondo, ci si staccava per poi riaccodarsi quando davanti rallentavano.
Il percorso, da Tuscania a Tarquinia era duro, un saliscendi continuo ma mai monotono e quindi è passato via bene.
Al 25° km un giapponese ha attaccato e dietro gli sono andati uno slovacco, un australiano ed un ucraino (tutti e 4 sconosciuti), poi si è mosso anche Giorgio Calcaterra a cui hanno risposto gli altri giapponesi e lo spagnolo che ha fatto 3°.
E così ci siamo trovati ad entrare nel circuito da ripetere 4 volte (al 37° km) in due gruppetti con 30" di differenza.
Lì è iniziata la vera gara, sapevo che davanti (Calcaterra a parte) non potevano tenere quel ritmo a lungo e, correndo appena sotto i 4' al km, piano piano sono riuscito a recuperare, un po' di atleti che avevano inizialmente osato troppo.
Stavo benissimo, con me c'erano i due russi più forti (tra cui Kharitonov, 3° al mondiale dello scorso anno e campione europeo in carica) ed uno spagnolo; lì conoscevo tutti e tre e stare con loro mi dava sicurezza perchè erano atleti di valore (tutti e tre già medagliati in precedenti edizioni dei vari campionati); non si andava fortissimo e non capivo come mai se la prendessero così comoda; l'ho capito poco dopo il passaggio alla maratona (2h45'40").....non ne avevano per andare più forte!
Sono rimasto solo al 45° km, al 50° km sono passato in 3h17'37" (proiezione finale di 6h35') ed ero in 10° posizione.
Mi sentivo ancora pieno di forze ma percepivo già i primi crampi ai polpacci.
Al 54° km, dove c'era il ristoro, mi dicono che sono 9° (avevo superato un canadese "morto") ma avviso Mauro di questo fastidioso problema.
Correvo ancora a 4' al km nonostante un forte vento contrario ed un asfalto decisamente "improponibile" per un mondiale.
Al 55° km ho ripreso prima uno svedese e poi i tre giapponesi che erano decisamente alla frutta.
A quel punto ero quinto e sapevo che il quarto era molto vicino.
Al 60° km, dove c'era la terza postazione di ristoro, al termine di un tratto in discesa, mi sono bloccato in mezzo alla strada per un violento attacco di crampi ai bicipiti femorali; non riuscivo più a muovermi! Mi hanno aiutato Nicola Tiso e Cristian (il cugino della Monica Carlin); ho bevuto, Nicola mi ha massaggiato e sono ripartito.
Avevo malissimo alle gambe e continui accenni di crampi; energie c'erano ma non le potevo sfruttare per spingere come volevo.
Al 62° mi sono ribloccato; incominciavo a temere di non riuscire più a ripartire.
Ho ripreso, mi aiutava la strada in leggera discesa ed il vento a favore.
Correvo sui 4'10" al km e sono passato al ristoro del 69° km dove c'era fermo il finlandese.
A quel punto ero quarto con lo spagnolo avanti di circa 1'30"-2'.
Dal 69° km al 74° km mi sono fermato in mezzo alla strada almeno 6-7 volte; non c'era più verso di correre, come mi muovevo, mi bloccavo per i crampi ai bicipiti femorali ed ai polpacci.
Il problema era che, come mi rilassavano un po' e potevo ripartire, percepivo i muscoli delle gambe completamente induriti e intossicati da queste violente contrazioni.
Nel frattempo (quando ero fermo) mi avevano superato un americano ed un russo.
Al ristoro del 74° km decido di fermarmi, poi però ho visto passare il trenino azzurro composto da D'Innocenti, Rigo e Caroni e quindi, incitato anche da loro, ho provato a ripartire stando con loro.
Purtroppo, dopo circa 500 metri, mi sono ribloccato per un'altra forte fitta di crampi alle coscie.
Lì è finito il mio mondiale.
Trascinarsi, camminando per 25 km non era il caso! Il campionato a squadre era in buone mani con i miei compagni che stavano facendo una grande gara.
A mente fredda cosa posso dire?
Innanzittutto fare i complimenti ai miei compagni che hanno corso benissimo; Calcaterra era impressionante per la tranquillità con cui ha corso, sempre in testa dal primo all'ultimo metro.
Gli altri tre (Marco, Andrea e Francesco) hanno fatto vedere come anche nella corsa a piedi il gioco di squadra è fondamentale e può portare a grossi risultati.
Bravissimo anhe Mario Fattore che era partito per fare 40 km e, alla fine, ha concluso la gara.
Stupende anche le ragazze con Monica Carlin in testa, che ha corso benissimo, in rimonta e dosando lo sforzo: un argento europeo e un bronzo mondiale individuale sono un risultato eccezionale.
Mi spiace per tutti i miei compagni di squadra che, come me, non sono riusciti per vari problemi, a finire la gara.
Ora sto cercando di capire il perchè di questi crampi; io ne soffro ma, di solito, le fitte che mi bloccano, le avverto solo dall'80° km, mentre ieri invece si sono presentati già dal 50° km.
Forse faceva caldo (20°), forse il vento, forse il percorso impegnativo, forse la tensione nervosa che credi di non avvertire ma che si manifesta nei modi più disparati, forse una programmazione che ha risentito dell'ultimo infortunio che mi ha costretto a tirarmi un po' il collo fino a poco prima della gara.
Di certo non mi sono venuti perchè ho esagerato con i ritmi o perchè non integravo bene nei rifornimenti (sali fin da subito ed in ogni ristoro).
E' andata così e non ci si può fare più nulla!
Ora bisogna trovare la voglia di lasciarsi tutto dietro e riprendere a lavorare per il prossimo anno.
Onestamente non ho assolutamente voglia di pensarci; non voglio pensare alla corsa e alle gare, voglio staccare da tutto e ricaricarmi soprattutto mentalmente da questa batosta.
Una cosa però la devo sottolineare: tutte le telefonate, i messaggi, le mail ed i commenti su questo blog, che mi sono arrivati per "incoraggiarmi" nonostante le cose siano andate male.
Sono manifestazioni d'affetto importantissime che mi fanno capire come, tutto sommato, quello che faccio e quello che sono, è apprezzato da tanta gente; l'autenticità degli apprezzamenti la vedi veramente solo quando le cose vanno male e, di gente, che in queste ore mi è stata vicina, ce ne stata veramente tanta.
Un grazie ai dirigenti/accompagnatori della squadra nazionale, ai miei grandi compagni e compagne di squadra, a tutto il Brema Running Team (grazie Mauro, Mirco, Carlo e Roberta) e a quelle che persone che ho visto realmente dispiaciute per il mio ritiro.
Se riprenderò ad allenarmi e a faticare non lo farò solo per me.

5 novembre 2008

ORMAI MANCA POCO

Ci siamo, il count down segna meno 2 giorni.
Emozioni? Tante e per fortuna positive!
Le sensazioni fisiche sono ottime, l'infortunio al polpaccio è quasi del tutto sparito e quando corro la mia mente non ci pensa più.
In questi giorni di pioggia ininterrota, di umidità da foresta equatoriale e di un caldo da metà primavera (oggi il termometro segnava 23° a mezzogiorno quando ho corso, con il 75% di umidità) i miei allenamenti si sono svolti decisamente bene e questo mi da grossa fiducia per sabato.
Sono giorni che penso a come correrò il mondiale, se seguirò il mio istinto che è quello di correre sempre con un po' di margine e in rimonta o se provare a correre "sull'uomo".
Tutto dipenderà anche dai ritmi che gli altri partecipanti vorranno tenere all'inizio.
Se partono a 3'30"-3'40" di certo li lascerò andare altrimenti proverò a rischiare qualcosa....forse!
Si perchè ci vuole sempre un grande rispetto per una distanza così lunga e, il primo avversario da battere è soprattutto la tua fatica.
Probabilmente deciderò un attimo dopo lo sparo che ritmi tenere, in base alle mie sensazioni del momento, al percorso che, nella prima parte, si presenta abbastanza impegnativo, alle condizioni climatiche (pioggia, vento, umidità, caldo, freddo,....), e anche alla situazione tattica che si verrà a creare.
In mente so bene a che ritmi posso correre per tantissimi km in una situazione ambientale "neutra" ma tutto diventerà "relativo" alla situazione che troveremo sabato mattina.
Baldini ad Atene nel 2004 disse:"O vinco o muoio!".
Io dico più semplicemente:"Arriverò a Tarquinia avendo dato tutto quanto ho in corpo.....sperando di non averne troppi davanti!".
Già! Perchè di avversari fortissimi ce ne sono davvero tanti e moltissimi con un personale migliore del mio.
A questo punto volevo fare alcune riflessioni che ho fatto in questi giorni che non sono strettamente collegate al discorso "mondiali".
La prima: inizialmente ho aperto questo blog soprattutto per me stesso, perchè mi piaceva l'idea di rileggere le mie emozioni ed i miei pensieri, relativi a qualche argomento, a distanza di qualche mese; ed in effetti, ogni tanto torno a rileggere certi post, come quello del Passatore o del mondiale dello scorso anno.
Poi mi sono reso conto che, a leggermi ci sono anche tante altre persone che mi hanno dimostrato affetto, stima ed amicizia, che mi hanno sempre incoraggiato e incitato a continuare su questa strada; alcuni scrivono commenti di apprezzamento, altri mi scrivono mail ed altri ancora mi inviano sms, ecco..... è anche per loro che sabato proverò a dare tutto quello che ho in corpo!
C'è anche chi non mi stima più di tanto, ma non è un problema! Accetto critiche e polemiche, basta che siano fatte con civiltà ed educazione e che abbiano dei fondamenti "reali" all'origine.
La seconda (e questa non c'entra proprio niente con i mondiali): conoscete Rafa Nadal? E' il tennista numero uno al mondo; sapete cosa ha fatto? Ha rinunciato a partecipare al Master ATP (torneo che raduna i migliori 8 giocatori al mondo in due gironi all'italiana, con semifinali incrociate e finale e che decreta il campione del mondo per la stagione in corso) e che gli avrebbe garantito un bonus di 1,5 milioni di dollari solo partecipando (senza contare poi gli eventuali premi) per essere al 100% per la finale di Coppa Davis con la Spagna in Argentina la settimana dopo.
Capite? Ha rinunciato a 1,5 milioni di dollari sicuri per giocare al top per il suo paese, per la sua nazione, la finale della Coppa Davis.
Qualcuno dirà:"Beh! Tanto di soldi lui ne ha già tanti!", è vero! Ma sono sempre 1,5 milioni di dollari ed il titolo di campione del mondo contro il voler rappresentare a tutti i costi il suo paese in una finale di Davis "terribile" (per il contesto ambientale) in Argentina.
Grande Nadal!
Sono un po' uscito dal contesto "corsa" perchè questa cosa mi ha molto colpito.... positivamente!
Beh! Ora vado a farmi l'ultima tecar al polpaccio e a prepararmi la borsa.
Spero di potervi raccontare un grande mondiale sui 100 km e vi prometto che: DARO' TUTTO!

2 novembre 2008

BREMA RUNNING TEAM E VENICE MARATHON

brema running team
Ho "rubato" la homepage del sito del mio gruppo podistico e l'ho "appicicata" in questo post.
Entrandovi, c'è la classifica dei componenti del gruppo alla Venice Marathon con la possibilità di vedere alcune immagini della nostra gara.
Cliccando sulla telecamerina vicino al mio nome si vedono anche delle riprese che mi riguardano durante la maratona.

1 novembre 2008

VENEZIA ED EMOZIONI


Come promesso la settimana scorsa voglio un po' raccontare cosa è stata per me, la maratona di Venezia di quest'anno.
Innanzitutto un'emozione incredibile e questo per mille motivi.
Faccio un passo indietro anzi, 18 passi inidetro, ovvero a 18 giorni prima della maratona, a mercoledì 08 ottobre.
Quel giorno è stato per me una "tragedia", podisticamente parlando ovviamente!
Dopo tre week end intensissimi, con un lunghissimo di 70 km, la maratona del Garda ed un altro lunghissimo di 60 km, il mio corpo ha ceduto; ha ceduto nel momento più inaspettato e cioè quando stavo veramente bene, sia muscolarmente che organicamente, almeno credevo!
A distanza di tre giorni da quel lunghissimo di 60 km condotto su ritmi per me eccellenti (3'50" al km...), eseguendo delle ripetute, mi sono letteralmente bloccato in mezzo alla strada per una fortissima contrattura al gemello laterale sinistro; non riuscivo più a muovermi, ho fatto persino fatica a ritornare in palestra.
Ero decisamente preoccupato anche se sapevo bene che le contratture, tra tutti gli infortuni muscolari, sono i più semplici da risolvere.
Ho iniziato subito a capire come curarmi; dovevo rilassare la muscolatura senza infiammarla ulteriormente e quindi mi sono affidato alle cure di un paio di massofisioterapisti che, con sistemi e interventi differenti hanno provato a darmi una mano.
Ovviamente ho dovuto interrompere la preparazione per tre giorni; tre giorni di riposo attivo fatto di stretching e cyclette.
La domenica successiva che, inizialmente doveva essere ancora di riposo, ho riprovato a correre piano piano; alla fine ho fatto una decina di km ma le fitte al polpaccio, purtroppo, c'erano ancora.
A quel punto mi sono detto:"Il mondiale è troppo vicino, mi mancano ancora dei lavori che devo assolutamente fare, o riprendo, stringo i denti, sopporto il dolore e spero che la contrattura passi da sola, o mi spacco del tutto! Tergiversare ed aspettare che passi con il riposo non me lo posso permettere".
Per l'08 novembre la contrattura, con dieci giorni di riposo assoluto, sarebbe sicuramente passata ma a discapito della condizione fisica; io al mondiale, volevo però essere al top.
Il lunedì dopo (due settimane prima di Venezia) ho ripreso.
Avevo male ma riuscivo a correre; purtroppo, in tre giorni che non avevo corso, sentivo che le belle sensazioni, che avevo prima dell'infortunio, erano sparite, complice una tecnica di corsa alterata dalle fitte alla gamba, delle temperature fuori dalla norma (oltre 26°) ed un tasso di umidità assurdo (80%).
Ho continuato così fino alla domenica prima della maratona; ho svolto lavori, ho corso a pieno regime anche su buoni ritmi ma sempre con delle forti fitte al polpaccio.
La domenica prima di Venezia, era in programma l'ultimo lunghissimo di 60 km che ho pensato di fare a Baselga di Pinè su un circuito di 4km e 20 metri che costeggia il lago della Serraia.
E' un circuito molto muscolare con salitelle e discesette continue (un po' come a Taruinia) a 1000 metri di altitudine; l'idea era di farlo 15 volte.
Il giorno prima, durante una seduta dalla massaggiatrice, ho però avuto un grave contrattempo: massaggiando, si è formato un grosso versamento che mi ha fatto diventare la caviglia come un melone; sentivo tutta la gamba intorpidita.
Nonostante la gamba gonfia ho provato lo stesso a fare questi 60 km.
Ho però subito avuto la percezione che qualcosa non andava bene; non era tanto la gamba a infastidirmi stavolta, ma una sensazione di svuotamento incredibile.
Ho fatto fatica fin dal primo giro (e ne dovevo fare 15....).
Mi sono messo lì a 4'00" al km ma faticavo, e tanto, per tenere un ritmo che di solito non mi crea disagi di nessun tipo.
Alla fine, dopo 10 giri, ho alzato bandiera bianca e mi sono fermato, esausto!
40 km a 4'00" al km potevano bastare in quelle condizioni.
Ero demoralizzato e tanto! A mente fredda, ho riletto tutta la settimana di allenamenti, le condizioni in cui si sono svolti, le condizioni psicologiche non ottimali a causa dell'infortunio, il massaggio del giorno prima che credo mi abbia "scombussolato" anche da un punto di vista ormonale oltre che muscolare, insomma..... tante cose avevano contribuito a questo insuccesso.
In più c'era il fallimento, quello dell'ultimo lunghissimo prima del mondiale!
Era troppo pesante da digerire, dovevo pensare a fare qualcosa per rimediare anche se il tempo era pochissimo.
L'unica cosa positiva era che avevo concluso la settimana con 180 km in cascina.
Tornando a casa in macchina ho ragionato su cosa fare:"Domenica prossima c'è Venezia, sono iscritto e ci tengo troppo a farla, ma devo assolutamente recuperare il lunghissimo di 60 km, come faccio?"
La decisione è stata immediata: maratona + altri 18 km.
L'unico problema è che a Venezia non si può correre in senso contrario alla maratona dopo l'arrivo e così, l'unica soluzione era di prendere il primo vaporetto che trovavo e tornare subito a casa per fare i 18 km restanti.
Per "compensare" la pausa di circa due ore tra maratona e secondo allenamento, ho deciso di correre la maratona leggermente più veloce del ritmo che vorrei tenere a Tarquinia e quindi ho pensato di impostarla a 3'45" al km.
La settimana prima di Venezia mi sono deciso anche ad eseguire delle terapie più decise per la gamba e così mi sono affidato alla TECAR.
Gli allenamenti sono proseguiti a pieno regime con il dolore che piano piano diventava un semplice fastidio, sempre presente, ma "solo" fastidio.
Inoltre il versamento, grazie anche ad un bel linfodrenaggio fattomi dal mio massofisioterapista, lunedì pomeriggio, si era ridotto e la caviglia non era più gonfia.
Il martedì ed il giovedì prima della gara ho svolto due bei lavori di ripetute su ritmi davvero, per me, buoni, e con chilometraggi che il giovedì sono arrivati ad essere addirittura di 32 km.
Incominciavo ad avere fiducia, a sentire buone sensazioni ed a sperare di arrivare a Tarquinia in ottima forma.
Venezia e l'allenamento del pomeriggio sarebbero stati un crocevia fondamentale.
Sabato pomeriggio sono andato all'expo dove ho passato tutto il tempo allo stand della Saucony dove me la sono passata a parlare con Genny Di Napoli e tutte le altre gentilissime persone che lavorano per quel brand in Italia, che, tra le altre cose, mi sponsorizza e per questo li ringrazio sempre davvero tanto.
Quest'anno a Venezia ero considerato un "top runner", avendo un personale sotto le 2h30'.... Incredibile! Non avrò mai corso in 2h13'-2h18' ma la soddisfazione di essere considerato comunque un atleta di buon livello è stata immensa.
Bellissimo è stato poi tutto il contesto pre-gara; sono arrivato a Stra in pulman, insieme agli altri top runner.
Durante il viaggio ho scambiato due chiacchiere con Vito Sardella che già conoscevo perchè è allenato da un tecnico dell'ultramaratona, Maurizio Riccitelli.
Ci hanno portato in una bella palestra vicino alla partenza; lì erano già posizionati dei materassini che ognuno di noi ha sfruttato per sedersi, distendersi e riposarsi prima della gara.
Vicino a me c'erano buona parte degli italiani: Alessandro Manente, Ferruccio Zorzetto, Giovanna Volpato, Monica Carlin, Said Boudalia e Genny Di Napoli che avrebbe fatto da "lepre" ad un suo amico fino alla mezza maratona.
Quell'oretta che siamo stati là è volata; eravamo tutti rilassati perchè nessuno di noi aveva in mente di fare una gara "tirata", per i più era un allenamento in vista di altre competizioni.
C'era una atmosfera molto rilassata, non dico goliardica ma molto piacevole e divertente.
Solo Boudalia voleva correre per fare il suo personale.
Ci siamo cambiati e tutti insieme abbiamo fatto il riscaldamento sulle stradine adiacenti alla palestra; mi sembrava di essere davvero un "atleta vero" in quel contesto e non un semplice amatore forse un po' più evoluto della media.
Mi venivano in mente le polemiche delle settimane prima, gli atleti di livello A e di livello B, tutte queste "caz...te" proferite da qualcuno; intanto io ero lì che mi assaporavo una maratona internazionale di altissimo livello insieme ad atleti professionisti: mi scaldavo con loro, vivevo insieme a loro le ansie pre gara, insomma.....ero lì, e questo mi dava una grande soddisfazione.
A 15' dal via ci hanno radunato e tutti insieme ci hanno portato corrichiando verso la partenza.
Come abbiamo raggiunto la strada parallela a quella della partenza (dall'altra parte del Brenta) abbiamo visto la grande marea di amatori che aspettavano la partenza; da parte loro gli amatori, non appena ci hanno visto hanno iniziato ad applaudirci.
E' stato bellissimo! Ho anche riconosciuto alcuni del Brema Running Team che dall'altra parte del fiume mi chiamavano e salutavano.
Alcuni amatori erano sull'argine opposto al nostro e facevano gli ultimi "bisogni pre gara" rivolti verso la strada dove eravamo noi.
Fantastica la battuta proferita da Genny Di Napoli:"Che strano! C'è chi ci applaude e chi ci "piscia" addosso!"
Siamo saliti sul barcone che ci ha trasbordati verso la linea di partenza.
Mi sono messo tra gli ultimi dei top in quanto sapevo bene che i miei ritmi erano decisamente più bassi di quelli degli africani.
Ho voluto raccontare anche il "prima" della maratona perchè è stato veramente "emozionante".
La gara l'ho impostata su ritmi anche un po' più "allegri" di quello che pensavo ma l'adrenalina era tanta e non potevo prendermela troppo comoda.
Dopo un un km sono rimasto solo! Le prime donne viaggiavano troppo veloci (3'30" al km) per il tipo di corsa che volevo fare.
Io mi sono assestato a 3'38"-3'40" che tenevo con facilità.
Al 3° km mi si è attaccato il mio babbo in bici che mi ha accompagnato fino al Tronchetto.
E' stato molto bello correre sulle strade di casa; tanta, ma tanta gente come quest'anno non l'avevo mai vista! Dappertutto trovavo qualcuno che mi conosceva e mi applaudiva e, non essendo al gancio, riuscivo anche a rispondere ai saluti.
L'unico problemino che ho avuto è stato poco prima di Malcontenta al 17° km quando mi sono dovuto fermare per circa 35" a fare un bisogno fisiologico "pesante", dietro ad un bidone dell'immondizia! Non ne potevo più, non puntando al tempo ho preferito correre "libero".
L'unico peccato è che, in quel pit stop, mi ha superato un gruppettino con la Desco e De Gaspari con i quali avrei potuto correre per un po' di km; li ho avuti sempre lì a 100 metri per 15 km ma l'andatura era la stessa e non riuscivo a prenderli anche perchè non volevo accelerare troppo, pensavo anche al pomeriggio e agli altri 18 km che dovevo fare.
Sono passato alla mezza in 01h16'41"; ero contento del passaggio perchè pensavo al tempo perso nello stop, all'aria contro che abbiamo avuto fino a quel punto e alle mie buone sensazioni.
Marghera, Mestre sono volate e con loro amici e anche parenti che al mio passaggio mi hanno salutato ed incitato.
Aspettavo il parco di S.Giuliano perchè sapevo che sarebbe stato pieno di gente; e così è stato! Certo che è proprio duro il passaggio al suo interno: il ponte per entrarci, la collinetta, le curve, riuscire a tenere un ritmo costante ed in spinta è davvero difficile.
Anche qui tanta gente che mi saluta! Ho sentito anche dei commenti al mio passaggio che mi hanno fatto davvero piacere; indossavo due pettorali, quello davanti con il numero, quello dietro con il nome e, quando leggevano il mio, dicevano:"Questo è quello che fa i 100 km!".
Un signore mi ha urlato:"Dai Boffo che per te questa è una volata!"
Mi divertivo a sentire questi incitamenti; ero rilassato, contento, le sensazioni erano ottime anche se un po' di fatica, ovviamente la percepivo, stavo comunque correndo da 30 km a 3'38"-3'40".
Dentro al parco ho iniziato anche a riprendere atleti partiti più forte di me e questo non mi dispiaceva affatto; ho visto in "diretta" il ritiro della Desco che era davanti a me di 50 metri; si è fermata di colpo e non è più ripartita; e si che mi pareva che stava correndo davvero bene!
Sul ponte della libertà non ho avuto problemi, il vento era di traverso e non contro quindi non rallentava più di tanto; ragionavo che, nonostante il finale di Venezia sia terribile, sarei riuscito a stare sotto le o2h35'.
Ho ripreso due keniane e altri atleti ancora nella discesetta del Tronchetto; entrato a Venezia me la sono proprio gustata: la gente, lo scenario, tutto!
Certo che è un finale davvero duro: 14 ponti non proprio morbidi, uno dei quali con una curva di 90°, tantissime curve, il porfido, i piastroni,.....
Venezia per fare grandi tempi non è proprio indicata.
Basta vedere cosa ha fatto la Kalovics che, venuta per battere il record femminile della gara (02h27' e spicci), lei che ha un personale di 02h26', ha finito oltre le 02h31'.
Fatto l'ultimo ponte, ho visto il traguardo, in quegli ultimi 160 metri mi sono girato verso il pubblico dove sapevo di trovare mia mamma e mia sorella e sono anche riuscito a vederle nella confusione, come ho visto anche alcuni amici del Brema Running Team.
Ho chiuso in 02h34'07", seconda mezza in 01h17'26", 30° assoluto e 10° italiano.
Decisamente bene considerato tutto!
Ho cercato di cambiarmi il più velocemente possibile, ho preso il primo vaporetto che ho trovato, il treno e, arrivato a Mestre, con mia mamma e mia sorella abbiamo preso la macchina che Paola (mia sorella) aveva parcheggiato vicino la stazione.
Arrivato a casa c'era mio padre che non conosceva le mie intenzioni di correre ancora, aveva scaldato le lasagne che erano già sul piatto....fumanti!
Ho dovuto fare un grosso sforzo per rinuniciare a mangiare e partire subito.
Per motivarmi ancora di più, ho indossato il completino della nazionale (anche per provarlo prima dei mondiali...) e sono così partito.
Mi sarei accontentato di correre intorno ai 4'10"-4'15" al km, l'importante era farli, il ritmo era un dettaglio in più.
Alla fine ho chiuso quell'allenamento decisamente bene, in spinta, alla media di 4'00"al km (01h11'53"), con l'ultimo 1000 a 3'50".
Le gambe giravano da sole e le sensazioni sono state ottime.
Alla fine, seppur con una pausa di circa 2 ore e mezza tra la maratona ed il secondo allenamento (senza aver però mangiato nulla) ho chiuso i 60 km e 195 metri in 03h46'00".
Beh! Che dire? Decisamente soddisfatto!
Questa settimana è stata ottima come allenamenti, soprattutto i 30 km di ieri sul Montello dove ho provato un po' di salite e discese e ricercare un po' il ritmo da tenere quando la strada sale (o scende).
Ora il morale è davvero buono e le speranze di fare un gran bel mondiale sono ancora intatte nonostante l'infortunio che ho avuto e che poteva pregiudicare un anno di preparazione.
Prima di partire per Tarquinia, cercherò di scrivere ancora qualcosa per raccontare un po' le mie sensazioni ed emozioni proprio in prossimità del grande evento.
Intanto volevo anche ringranziare tutti coloro che mi hanno scritto via mail o inviato sms.
Alcuni mi hanno inviato anche delle bellissime foto che "attaccherò" su questo post.
A presto.