Come promesso la settimana scorsa voglio un po' raccontare cosa è stata per me, la maratona di Venezia di quest'anno.
Innanzitutto un'emozione incredibile e questo per mille motivi.
Faccio un passo indietro anzi, 18 passi inidetro, ovvero a 18 giorni prima della maratona, a mercoledì 08 ottobre.
Quel giorno è stato per me una "tragedia", podisticamente parlando ovviamente!
Dopo tre week end intensissimi, con un lunghissimo di 70 km, la maratona del Garda ed un altro lunghissimo di 60 km, il mio corpo ha ceduto; ha ceduto nel momento più inaspettato e cioè quando stavo veramente bene, sia muscolarmente che organicamente, almeno credevo!
A distanza di tre giorni da quel lunghissimo di 60 km condotto su ritmi per me eccellenti (3'50" al km...), eseguendo delle ripetute, mi sono letteralmente bloccato in mezzo alla strada per una fortissima contrattura al gemello laterale sinistro; non riuscivo più a muovermi, ho fatto persino fatica a ritornare in palestra.
Ero decisamente preoccupato anche se sapevo bene che le contratture, tra tutti gli infortuni muscolari, sono i più semplici da risolvere.
Ho iniziato subito a capire come curarmi; dovevo rilassare la muscolatura senza infiammarla ulteriormente e quindi mi sono affidato alle cure di un paio di massofisioterapisti che, con sistemi e interventi differenti hanno provato a darmi una mano.
Ovviamente ho dovuto interrompere la preparazione per tre giorni; tre giorni di riposo attivo fatto di stretching e cyclette.
La domenica successiva che, inizialmente doveva essere ancora di riposo, ho riprovato a correre piano piano; alla fine ho fatto una decina di km ma le fitte al polpaccio, purtroppo, c'erano ancora.
A quel punto mi sono detto:"Il mondiale è troppo vicino, mi mancano ancora dei lavori che devo assolutamente fare, o riprendo, stringo i denti, sopporto il dolore e spero che la contrattura passi da sola, o mi spacco del tutto! Tergiversare ed aspettare che passi con il riposo non me lo posso permettere".
Per l'08 novembre la contrattura, con dieci giorni di riposo assoluto, sarebbe sicuramente passata ma a discapito della condizione fisica; io al mondiale, volevo però essere al top.
Il lunedì dopo (due settimane prima di Venezia) ho ripreso.
Avevo male ma riuscivo a correre; purtroppo, in tre giorni che non avevo corso, sentivo che le belle sensazioni, che avevo prima dell'infortunio, erano sparite, complice una tecnica di corsa alterata dalle fitte alla gamba, delle temperature fuori dalla norma (oltre 26°) ed un tasso di umidità assurdo (80%).
Ho continuato così fino alla domenica prima della maratona; ho svolto lavori, ho corso a pieno regime anche su buoni ritmi ma sempre con delle forti fitte al polpaccio.
La domenica prima di Venezia, era in programma l'ultimo lunghissimo di 60 km che ho pensato di fare a Baselga di Pinè su un circuito di 4km e 20 metri che costeggia il lago della Serraia.
E' un circuito molto muscolare con salitelle e discesette continue (un po' come a Taruinia) a 1000 metri di altitudine; l'idea era di farlo 15 volte.
Il giorno prima, durante una seduta dalla massaggiatrice, ho però avuto un grave contrattempo: massaggiando, si è formato un grosso versamento che mi ha fatto diventare la caviglia come un melone; sentivo tutta la gamba intorpidita.
Nonostante la gamba gonfia ho provato lo stesso a fare questi 60 km.
Ho però subito avuto la percezione che qualcosa non andava bene; non era tanto la gamba a infastidirmi stavolta, ma una sensazione di svuotamento incredibile.
Ho fatto fatica fin dal primo giro (e ne dovevo fare 15....).
Mi sono messo lì a 4'00" al km ma faticavo, e tanto, per tenere un ritmo che di solito non mi crea disagi di nessun tipo.
Alla fine, dopo 10 giri, ho alzato bandiera bianca e mi sono fermato, esausto!
40 km a 4'00" al km potevano bastare in quelle condizioni.
Ero demoralizzato e tanto! A mente fredda, ho riletto tutta la settimana di allenamenti, le condizioni in cui si sono svolti, le condizioni psicologiche non ottimali a causa dell'infortunio, il massaggio del giorno prima che credo mi abbia "scombussolato" anche da un punto di vista ormonale oltre che muscolare, insomma..... tante cose avevano contribuito a questo insuccesso.
In più c'era il fallimento, quello dell'ultimo lunghissimo prima del mondiale!
Era troppo pesante da digerire, dovevo pensare a fare qualcosa per rimediare anche se il tempo era pochissimo.
L'unica cosa positiva era che avevo concluso la settimana con 180 km in cascina.
Tornando a casa in macchina ho ragionato su cosa fare:"Domenica prossima c'è Venezia, sono iscritto e ci tengo troppo a farla, ma devo assolutamente recuperare il lunghissimo di 60 km, come faccio?"
La decisione è stata immediata: maratona + altri 18 km.
L'unico problema è che a Venezia non si può correre in senso contrario alla maratona dopo l'arrivo e così, l'unica soluzione era di prendere il primo vaporetto che trovavo e tornare subito a casa per fare i 18 km restanti.
Per "compensare" la pausa di circa due ore tra maratona e secondo allenamento, ho deciso di correre la maratona leggermente più veloce del ritmo che vorrei tenere a Tarquinia e quindi ho pensato di impostarla a 3'45" al km.
La settimana prima di Venezia mi sono deciso anche ad eseguire delle terapie più decise per la gamba e così mi sono affidato alla TECAR.
Gli allenamenti sono proseguiti a pieno regime con il dolore che piano piano diventava un semplice fastidio, sempre presente, ma "solo" fastidio.
Inoltre il versamento, grazie anche ad un bel linfodrenaggio fattomi dal mio massofisioterapista, lunedì pomeriggio, si era ridotto e la caviglia non era più gonfia.
Il martedì ed il giovedì prima della gara ho svolto due bei lavori di ripetute su ritmi davvero, per me, buoni, e con chilometraggi che il giovedì sono arrivati ad essere addirittura di 32 km.
Incominciavo ad avere fiducia, a sentire buone sensazioni ed a sperare di arrivare a Tarquinia in ottima forma.
Venezia e l'allenamento del pomeriggio sarebbero stati un crocevia fondamentale.
Sabato pomeriggio sono andato all'expo dove ho passato tutto il tempo allo stand della Saucony dove me la sono passata a parlare con Genny Di Napoli e tutte le altre gentilissime persone che lavorano per quel brand in Italia, che, tra le altre cose, mi sponsorizza e per questo li ringrazio sempre davvero tanto.
Quest'anno a Venezia ero considerato un "top runner", avendo un personale sotto le 2h30'.... Incredibile! Non avrò mai corso in 2h13'-2h18' ma la soddisfazione di essere considerato comunque un atleta di buon livello è stata immensa.
Bellissimo è stato poi tutto il contesto pre-gara; sono arrivato a Stra in pulman, insieme agli altri top runner.
Durante il viaggio ho scambiato due chiacchiere con Vito Sardella che già conoscevo perchè è allenato da un tecnico dell'ultramaratona, Maurizio Riccitelli.
Ci hanno portato in una bella palestra vicino alla partenza; lì erano già posizionati dei materassini che ognuno di noi ha sfruttato per sedersi, distendersi e riposarsi prima della gara.
Vicino a me c'erano buona parte degli italiani: Alessandro Manente, Ferruccio Zorzetto, Giovanna Volpato, Monica Carlin, Said Boudalia e Genny Di Napoli che avrebbe fatto da "lepre" ad un suo amico fino alla mezza maratona.
Quell'oretta che siamo stati là è volata; eravamo tutti rilassati perchè nessuno di noi aveva in mente di fare una gara "tirata", per i più era un allenamento in vista di altre competizioni.
C'era una atmosfera molto rilassata, non dico goliardica ma molto piacevole e divertente.
Solo Boudalia voleva correre per fare il suo personale.
Ci siamo cambiati e tutti insieme abbiamo fatto il riscaldamento sulle stradine adiacenti alla palestra; mi sembrava di essere davvero un "atleta vero" in quel contesto e non un semplice amatore forse un po' più evoluto della media.
Mi venivano in mente le polemiche delle settimane prima, gli atleti di livello A e di livello B, tutte queste "caz...te" proferite da qualcuno; intanto io ero lì che mi assaporavo una maratona internazionale di altissimo livello insieme ad atleti professionisti: mi scaldavo con loro, vivevo insieme a loro le ansie pre gara, insomma.....ero lì, e questo mi dava una grande soddisfazione.
A 15' dal via ci hanno radunato e tutti insieme ci hanno portato corrichiando verso la partenza.
Come abbiamo raggiunto la strada parallela a quella della partenza (dall'altra parte del Brenta) abbiamo visto la grande marea di amatori che aspettavano la partenza; da parte loro gli amatori, non appena ci hanno visto hanno iniziato ad applaudirci.
E' stato bellissimo! Ho anche riconosciuto alcuni del Brema Running Team che dall'altra parte del fiume mi chiamavano e salutavano.
Alcuni amatori erano sull'argine opposto al nostro e facevano gli ultimi "bisogni pre gara" rivolti verso la strada dove eravamo noi.
Fantastica la battuta proferita da Genny Di Napoli:"Che strano! C'è chi ci applaude e chi ci "piscia" addosso!"
Siamo saliti sul barcone che ci ha trasbordati verso la linea di partenza.
Mi sono messo tra gli ultimi dei top in quanto sapevo bene che i miei ritmi erano decisamente più bassi di quelli degli africani.
Ho voluto raccontare anche il "prima" della maratona perchè è stato veramente "emozionante".
La gara l'ho impostata su ritmi anche un po' più "allegri" di quello che pensavo ma l'adrenalina era tanta e non potevo prendermela troppo comoda.
Dopo un un km sono rimasto solo! Le prime donne viaggiavano troppo veloci (3'30" al km) per il tipo di corsa che volevo fare.
Io mi sono assestato a 3'38"-3'40" che tenevo con facilità.
Al 3° km mi si è attaccato il mio babbo in bici che mi ha accompagnato fino al Tronchetto.
E' stato molto bello correre sulle strade di casa; tanta, ma tanta gente come quest'anno non l'avevo mai vista! Dappertutto trovavo qualcuno che mi conosceva e mi applaudiva e, non essendo al gancio, riuscivo anche a rispondere ai saluti.
L'unico problemino che ho avuto è stato poco prima di Malcontenta al 17° km quando mi sono dovuto fermare per circa 35" a fare un bisogno fisiologico "pesante", dietro ad un bidone dell'immondizia! Non ne potevo più, non puntando al tempo ho preferito correre "libero".
L'unico peccato è che, in quel pit stop, mi ha superato un gruppettino con la Desco e De Gaspari con i quali avrei potuto correre per un po' di km; li ho avuti sempre lì a 100 metri per 15 km ma l'andatura era la stessa e non riuscivo a prenderli anche perchè non volevo accelerare troppo, pensavo anche al pomeriggio e agli altri 18 km che dovevo fare.
Sono passato alla mezza in 01h16'41"; ero contento del passaggio perchè pensavo al tempo perso nello stop, all'aria contro che abbiamo avuto fino a quel punto e alle mie buone sensazioni.
Marghera, Mestre sono volate e con loro amici e anche parenti che al mio passaggio mi hanno salutato ed incitato.
Aspettavo il parco di S.Giuliano perchè sapevo che sarebbe stato pieno di gente; e così è stato! Certo che è proprio duro il passaggio al suo interno: il ponte per entrarci, la collinetta, le curve, riuscire a tenere un ritmo costante ed in spinta è davvero difficile.
Anche qui tanta gente che mi saluta! Ho sentito anche dei commenti al mio passaggio che mi hanno fatto davvero piacere; indossavo due pettorali, quello davanti con il numero, quello dietro con il nome e, quando leggevano il mio, dicevano:"Questo è quello che fa i 100 km!".
Un signore mi ha urlato:"Dai Boffo che per te questa è una volata!"
Mi divertivo a sentire questi incitamenti; ero rilassato, contento, le sensazioni erano ottime anche se un po' di fatica, ovviamente la percepivo, stavo comunque correndo da 30 km a 3'38"-3'40".
Dentro al parco ho iniziato anche a riprendere atleti partiti più forte di me e questo non mi dispiaceva affatto; ho visto in "diretta" il ritiro della Desco che era davanti a me di 50 metri; si è fermata di colpo e non è più ripartita; e si che mi pareva che stava correndo davvero bene!
Sul ponte della libertà non ho avuto problemi, il vento era di traverso e non contro quindi non rallentava più di tanto; ragionavo che, nonostante il finale di Venezia sia terribile, sarei riuscito a stare sotto le o2h35'.
Ho ripreso due keniane e altri atleti ancora nella discesetta del Tronchetto; entrato a Venezia me la sono proprio gustata: la gente, lo scenario, tutto!
Certo che è un finale davvero duro: 14 ponti non proprio morbidi, uno dei quali con una curva di 90°, tantissime curve, il porfido, i piastroni,.....
Venezia per fare grandi tempi non è proprio indicata.
Basta vedere cosa ha fatto la Kalovics che, venuta per battere il record femminile della gara (02h27' e spicci), lei che ha un personale di 02h26', ha finito oltre le 02h31'.
Fatto l'ultimo ponte, ho visto il traguardo, in quegli ultimi 160 metri mi sono girato verso il pubblico dove sapevo di trovare mia mamma e mia sorella e sono anche riuscito a vederle nella confusione, come ho visto anche alcuni amici del Brema Running Team.
Ho chiuso in 02h34'07", seconda mezza in 01h17'26", 30° assoluto e 10° italiano.
Decisamente bene considerato tutto!
Ho cercato di cambiarmi il più velocemente possibile, ho preso il primo vaporetto che ho trovato, il treno e, arrivato a Mestre, con mia mamma e mia sorella abbiamo preso la macchina che Paola (mia sorella) aveva parcheggiato vicino la stazione.
Arrivato a casa c'era mio padre che non conosceva le mie intenzioni di correre ancora, aveva scaldato le lasagne che erano già sul piatto....fumanti!
Ho dovuto fare un grosso sforzo per rinuniciare a mangiare e partire subito.
Per motivarmi ancora di più, ho indossato il completino della nazionale (anche per provarlo prima dei mondiali...) e sono così partito.
Mi sarei accontentato di correre intorno ai 4'10"-4'15" al km, l'importante era farli, il ritmo era un dettaglio in più.
Alla fine ho chiuso quell'allenamento decisamente bene, in spinta, alla media di 4'00"al km (01h11'53"), con l'ultimo 1000 a 3'50".
Le gambe giravano da sole e le sensazioni sono state ottime.
Alla fine, seppur con una pausa di circa 2 ore e mezza tra la maratona ed il secondo allenamento (senza aver però mangiato nulla) ho chiuso i 60 km e 195 metri in 03h46'00".
Beh! Che dire? Decisamente soddisfatto!
Questa settimana è stata ottima come allenamenti, soprattutto i 30 km di ieri sul Montello dove ho provato un po' di salite e discese e ricercare un po' il ritmo da tenere quando la strada sale (o scende).
Ora il morale è davvero buono e le speranze di fare un gran bel mondiale sono ancora intatte nonostante l'infortunio che ho avuto e che poteva pregiudicare un anno di preparazione.
Prima di partire per Tarquinia, cercherò di scrivere ancora qualcosa per raccontare un po' le mie sensazioni ed emozioni proprio in prossimità del grande evento.
Intanto volevo anche ringranziare tutti coloro che mi hanno scritto via mail o inviato sms.
Alcuni mi hanno inviato anche delle bellissime foto che "attaccherò" su questo post.
A presto.